Il tutt'uno tra psiche e carne, il corpo che si modifica in relazione alle condizione psicologica dunque le mutazioni, le nuove essenze con effettivamente dei nuovi essere partoriti da tale condizione pronti a sprigionare rabbia.
Cronenberg è il filosofo della carne per l'eccellenza, The Brood fa parte del sui ciclo iniziale di film dove manifesta e amplia le sue tematiche, la sua poetica ed affina il suo stile.
Tutto il finale del film è meraviglioso, l'ormai iconica scena di Nola che alzando la veste mostra la “covata” fa parte dell'antologia dell'horror così come sono ottimamente gestite le gemelle di Candice, figlia di Nola e Frank, partorite da questa condizione alterata di Nola dunque malformi, pronte ad uccidere ad ogni segnale mandato dalla madre.
La povera Candice vive in un contesto altamente drammatico e da incubo, non solo la madre è in un centro di cura ma vede violenza a ripetizione così il finale è emblematico con quei due bozzi che si vedono nel corpo della bambina, anche le sta mutando proprio per tutto ciò che ha vissuto e l'inquadratura finale sugli occhi è cinema.
Notevole anche la fotografia, ottimi i toni cupi, le ombre sui volti e un'oscurità che pervade il film che ben si unisce alle note verdi creando inquietudine.
E' anche ottimo il prologo con il dialogo tra il dottor Hal e il paziente del centro di cura totalmente a sfondo nero dove il paziente mostrerà i suoi bozzoli e che mostra il metodo di cura di Hal.
Cronenberg in seguito girerà capolavori indiscutibili, The Brood insieme ai precedenti Rabid e Shivers formano un trittico dei suoi inizi dove esplora la sua filosofia della carne, del body horror, dunque delle mutazioni del corpo unite alla psicologia o comunque ad una nuova essenza dell'uomo anche in relazione alla società.
Bellissimo e passo importante per il regista che affina il suo stile e che lo avvicina a quel capolavoro che dirigerà pochi anni a venire, Videodrome.