Recensione di   Balkan Castevet Balkan Castevet

Eyes of Fire

(Film, 1983)

Folk horror con immagini impattanti e altamente evocative per un film che parla di storia coloniale e terre maledette.

La regia di Avery Crounse riesce a creare ottime atmosfere e a costruire inquadrature suggestive in un racconto dove vengono inseriti spiriti vendicativi, arpie, la presenza della strega, dunque elementi horror, sovrannaturali inseriti in un film che parla di storia americana, dei pellegrini, della terra promessa dove ormai sappiamo cosa ci fosse dietro, i massacri delle popolazioni autoctone.

La narrazione mostra come il predicatore a capo della spedizione, Will, si senta come un'emissario divino ed è invece in contrasto con Marion che non vuole che il gruppo oltrepassi una zona ritenuta maledetta dagli abitanti del luogo, ciò non oltrepassare l'albero immerso nel bianco, con tanto di sequenza bellissima.

Lo scontro tra i due è ben reso così come la fascinazione del gruppo dei pellegrini che pian piano viene meno nei confronti di Will.

Un film che mostra sequenze oniriche, segnali che Will interpreta come divini, viene salvato da un'impiccagione, una donna del gruppo riacquista la vista, ciò inizialmente fa credere a Will e al gruppo dei pellegrini che effettivamente la zona sia la terra promessa.
Dietro però oltre alla presenza degli spiriti collegati con la natura, che osservano, sono in agguato c'è anche la strega, Leah, che è nel gruppo dei pellegrini e le sue sequenze oniriche e scene impattanti sono ottime e ben gestite. C'è una forte fascinazione per l'immaginario visive del film, le scene dove Leah è protagonista sono altamente suggestive con immagini che ricordano anche il cinema di Raul Ruiz.
Si parla dunque dei pellegrini che colonizzavano le terre favorendo dei massacri, dunque gli spiriti antichi che entrano in azione per vendicarsi, è la stessa natura, la stessa terra che non vuole, rigetta l'insediamento dei pellegrini con Will a capo.

E' anche interessante che la strega Leah agisca quasi al di fuori di tutto, di certo non è dalla parte di Will ma neanche dalla parte degli spiriti, è anzi amiche delle due bambine e di Fanny, non a caso salva le ragazze.

Leah non è inquadrata con toni dark ma anzi, c'è spesso luce e specie nel finale è posta in situazione quasi eterea, non dunque da classica strega malvagia.

Un folk horror che lascia immergere lo spettatore nelle sue immagini, nelle sue atmosfere e dunque nel racconto coloniale intriso di forze sovrannaturali.
Scene come quella della barca con la gallina sopra la bandiera, l'albero “innevato”, tutte le sequenze oniriche di Leah e tante altre rimarranno impresse.

Consiglio la versione estesa che aumenta sia la portata onirica del film ma anche tutta la costruzione della contesa tra Will e Marion.