Film messo in scena e diretto davvero bene da Saulnier, già regista del bellissimo Blue Ruin, che oltre a funzionare come thriller parla anche degli estremismi, della stupidità umana e di una certa chiusura mentale.
Il punto di svolta del film film è la storia d'amore tra una coppia di un gruppo di estrema destra che vuole, la coppia, lasciare quel club per vivere la loro vita ma a causa di ciò la ragazza Emily sarà uccisa e il gruppo punk, i protagonisti, che erano a suonare al club vedranno l'accaduto e perciò saranno dapprima rinchiusi e da li i tentativi di fuga e azioni e reazioni, scontri tra il gruppo punk e nazi del club.

Saulnier, come già in Blue Ruin, pone l'accento sull'atto di amore che non è tollerato all'interno del club, in Blu Ruin era il nucleo familiare, dunque il tribalismo dell'uomo che viene fuori contro la libertà e l'apertura.

Perciò la stanza, la green room è per antonomasia la stanza d'atteso nello spettacolo, nel film è lo stanzino tra bandiere secessioniste, simboli nazi e del kkk dove vengono rinchiusi i protagonisti dunque a simboleggiare la chiusura mentale degli estremismi, nello specifico del gruppo di estrema destra.

La fotografia, molto bella e curata, pone sempre l'accento sulle tonalità di verde sia a richiamare chiaramente il titolo del film ma anche perchè il verde unito a toni più dark e cupi riesce a infondere un'atmosfera inquietante.

Il film riesce a funzionare bene nella sua essenza di genere, dunque sulle meccaniche del thriller, Saulnier sa quando rallentare i tempi, far salire la tensione e quando aumentare il ritmo quando ci sono gli assalti e i vari scontri, attacchi.

La regia si Saulnier sa essere cruenta, c'è sangue mostrato, ferite gravi e profonde, non si lesina sulla violenza mostrata ed anche tra gli stessi membri del gruppo punk, cioè i protagonisti, ci saranno vittime.

Sono gestiti molto bene i momenti degli attacchi feroci dei cani ma anche la bellissima sequenza di buio illuminata dall'accendino della ragazza rimasta chiusa insieme al gruppo dei protagonisti, si crea la giusta tensione e come scritto quando il film richiede di mostrare gli scontri, la violenza, la regia di Saulnier è pronta, buono è infatti tutto lo scontro finale all'interno della stanza e del sotterraneo così come gli scontri negli altri scenari del club.

Per il regista è importante il mostrare come Pat, il bassista del gruppo punk, colui che è sempre stato un po' il più restio alla violenza del gruppo, rischia di diventare un uomo che uccide a sangue freddo, vista la situazione e il dover sopravvivere, l'estremismo che chiama estremismo, la vuolenza che chiama violenza. Perciò è eloquente la sequenza del cane, Pat e Amber, la ragazza rimasta rinchiusa insieme al gruppo punk, puntano le pistole all'animale, i cani dei nazi sono addestrati per mordere e uccidere come si vede nel film, ma il cane passa oltre e si reca dal padrone, ormai morto.

Il cane ha affetto, vuole solo stare con il padrone, è l'uomo invece il portatore di violenza e che per tribalismo, chiusura mentale non tollera atti di amore e di libertà come appunto fa il gruppo dei nazi.

In conclusione un thriller diretto molto bene, che funziona sia nella sua essenza di thriller, tra tensione , molto bene come Saulnier sappia prendersi i suoi tempi ad esempio nella sequenza dell'apertura della porta con tanto di attesa, e momenti di scontro e che parla anche della società.