I Saw the Tv Glow racconta del ricercare il vero io, dell'esprimere davvero se stessi tramite un film drammatico a sfondo horror che risulta essere davvero amaro.
L'evadere dai diktat della società per realizzare il proprio potenziale dunque da una realtà opprimente con il tutto che risulta essere anche un'allegoria queer, l'evadere dal proprio corpo, dai vincoli imposti ma anche auto-imposti.

Owen inizia già il film come fosse “sepolto”, l'inquadratura dove è sdraiato all'interno dell'auto da sensazione di soffocamento e il contorno in verde richiama atmosfere surreali, la “realtà” del ragazzo li imprigiona, altra tematica ricorrente, il suo vero io è altrove perciò il parallelismo tra la serie televisiva The Pink Opaque dove rispettivamente Owen sarà Isabel, una delle due protagonista delle serie tv e Maddy, amica di Owen, sarà Tara, l'altra protagonista delle serie.
La regia di Jane Schoenbrun mette subito in chiaro che Owen sia Isabel tramite un'inquadratura dove la figura della ragazza va in sovraimpressione proprio di Owen.

L'attrazione vero The Pink Opaque è il motivo per cui Owen si avvicina a Maddy ed è interessante la scelta di colori, Owen ha maglioni rosa o sul viola ed anche nel primo incontro all'interno della scuola, Owen è seduto di fianco a un distributore di bibite rosa mentre quello(il distributore) vicino a Maddy è nero. Anche l'elemento cromatico rafforza l''idea che il vero io di Owen sarebbe Isabel.

Jane Schoenbrun narra un film volutamente vuoto e distaccato proprio come è la “realtà” dove vive Owen, sono molte le inquadrature a distanza così come sono molte le inquadrature che danno un senso di prigionia, emblematica dove il protagonista è all'interno della tenda a scuola.
L'utilizzo del voice over, i tempi del racconto volutamente veloci senza quasi un reale vissuto sono sempre voluti e ricercati per rendere l'idea di come la vita di Owen sia “artificiale”, quasi pre-costruita come fosse proprio all'interno di una serie tv.

Il villain di The Pink Opaque è Mr. Melancholy e Jane Schoenbrun tramite le inquadrature a distanza e movimenti di macchina danno la sensazione di come la vita di Owen sia perennemente osservata, dunque la presenza di Mr. Melancholy è onnipresente, la vita di Owen e vuota e distaccata senza spiragli di una vera realizzazione.
La regista piazza delle potenziali vie di fuga per il protagonista, i cartelli della scuola che suggeriscono di evadere dal proprio corpo, l'inquadratura sull'uscita dal posto dove lavora Owen con la scritta Exit evidenziata in rosso e chiaramente Maddy.
La ragazza è lesbo, non vive bene nella città natia ne tantomeno a scuola per via dei suoi gusti sessuali dunque va via dalla città e cercherà di portare, di far evadere anche Owen. E' interessante come Maddy spiegherà che per arrivare al suo vero potenziale dovrà passare praticamente attraverso la morte.
Il tipo di narrazione, come scritto, volutamente vuota e distaccata potrebbe risultare uno “scoglio” per una certa tipologia di spettatore, si possono riscontrare dei difetti in un'eccessivo didascalismo e una narrazione che avanza spesso per dialoghi e monologhi che tendono a spiegare il tutto a parole, questo perchè Jane Schoenbrun vuole che il suo messaggio arrivi a più persone possibili, al netto di ciò il film ha idee, un suo stile con inquadrature che sanno esprimersi.

Sono notevoli anche i singoli oggetti presenti nel film ricchi di significato come il camioncino dei gelati che rappresenta come Owen sia imprigionato in un luogo artificiale proprio il cuore di Isabel è tenuto artificialmente al freddo da Mr. Melancholy per non permettere a Tara di rintracciarlo.
Il momento dove Owen crea un buco tramite la sua saliva nello zucchero filato richiama proprio il vuoto di fondo che pervade tutto il film e la sua vita e l'altro elemento simbolico è chiaramente la televisione che è possibile via di fuga quando rappresenta il cercare la vera essenza, Isabel, dunque l'aiuto di Tara ma i controcampi dove le inquadrature stringono su Owen, mentre guarda la tv, lo rinchiudono in una, realtà, in una dimensione dove non può esprimersi davvero.
Se dunque è vero che il monologo di Maddy può risultare eccessivo perchè spiega elementi anche già comprensibili proprio perchè le inquadrature sanno esprimersi da sole, “indirizza” su delle potenziali letture del film.

La vita di Owen avanza come fosse all'interno di uno show televisivo senza emozioni, gioie e il film risulta alquanto drammatico e amaro verso il protagonista, bella anche la scena dello specchio con toni alla Cronenberge dove Owen capirà che il suo vero io avrebbe tutto il potenziale che Maddy le aveva detto e qui si torna alle allegoria del corpo come involucro, l'essenza queer non vissuta davvero ma a livello più universale un io, un potenziale mai manifestato, rimanendo il tutto imprigionato in una realtà soffocante.