Recensione di   Balkan Castevet Balkan Castevet

Hostile

(Film, 2018)

Film d'esordio per Mathieu Turi che dimostra di saper gestire molto bene le meccaniche del genere, i tempi della tensione e del mistero costruendo un fanta-horror intervallato dai flash del passato della protagonista Juliette insieme al fidanzato Jack.

Lo scenario è quello post-apocalittico che risulta ben messo in scena dove anche i campi lunghi oltre a dare la sensazione di perenne solitudine per Juliette donano un'atmosfera quasi western, vengono costruite ottime inquadrature che danno intensità alla narrazione e creano atmosfera.

La narrazione si alterna tra il presente dove Juliette cerca provviste per i sopravvissuti scontrandosi con gli infetti e il passato incentrato nella love story tra la protagonista e Jack.

La regia di Turi si dimostra molto valida e a proprio agio anche negli spazi chiusi, il film successivo Meander risulterà ampiamente la conferma di ciò, le sequenze dove Juliette è intrappolata nel fuori-strada sono gestite benissimo e il regista dimostra la sua propensione per gli spazi chiusi anche nei flash del passato dove la protagonista conosce Jack nella galleria d'arte di quest'ultimo durante un temporale, quindi forzata e cercare riparo lì e sempre Jack, per aiutarla a guarire dalla tossicodipendenza non la vorrà far uscire dal suo, di Jack, appartamento. Dunque oltre che per la tensione e le atmosfere claustrofobiche il concetto di “chiuso” per Turi e nel film ha anche valore narrativo.

Sotto l'aspetto più prettamente horror e sulla tensione, la regia si dimostra all'altezza, Turi crea mistero non inquadrando da subito gli infetti, crea atmosfera e alimenta il mistero non inquadrandoli; sotto quest'aspetto è esemplare e ottimo il piano-sequenza dove Juliette entra dentro il furgoncino uccidendo un infetto, il regista non inquadra lo scontro, la sequenza rimane sempre in esterna coronata da un'ottima rotazione di camera.
La gestione dei tempi è davvero buona, altro esempio è quando l'infetto avanza mostrando solo le sue gambe smunte, la regia non regala il primo piano dell'infetto facilmente, si prende il suo tempo alimentando mistero e tensione, ottimo è anche quando l'infetto si abbassa porta la mano dentro il fuoristrada rovesciato ma poi non entra, dunque si crea tensione ma non si svela il mistero, quindi l'atmosfera permane.

Molto bella è anche la fotografia, i campi lunghi sono ottimi, così come le scene dove sono presenti i tagli di luce rossa ed è ottima la scena dove Juliette, di notte, per cercare l'infetto e vedere dopo per andare lancia le luce verdi che illuminano le determinate zone.
Il film non demonizza affatto gli infetti, un concetto cardine, detto da Jack proprio a Juliette nella galleria d'arte, è che bisogna andare oltre il concetto di brutto, il mostro, per trovarne la bellezza.
La storia tra Juliette e Jack serve per arrivare al finale, gli infetti hanno memoria ed emozioni.

Alcune reazione della coppia protagonista durante i flash, nel complesso, poteva essere meglio gestita specialmente quando Jack sembra voler chiudere con Juliette, sì c'è un fortissimo dramma dietro tale scelta ma la costruzione e la resa specialmente per tutta la loro storia poteva essere migliore ma comunque il poi esisto dei due torna coerente per ciò che hanno vissuto.

A colpire comunque è la gestione del fanta-horror, la messa in scena, i tempi dunque le atmosfere e la tensione che risultano ben realizzata.