Film che parla della società, della veicolazione dei media di come il consumismo, il nostro sistema economico-produttivo produce una realtà sua e Verbinski ne fa un affresco meraviglioso sulla realtà a specchio, su come tutto sia distorto, sulla ricerca della verità e di come cura e malattia sono connesse più che mai proprio perchè l'uomo, la società, si predispone a questo.
Verbinski è straordinario a inserire questi discorsi in un film gotico puro, si cita anche Frankenstein, e dirige il tutto in maniera strepitosa con una messa e scena e fotografia curatissima e bellissima da guardare.
Le inquadrature si concentrano nel creare giochi di specchi che rappresentare la realtà distorta, la verità celata, il mondo è intriso dal filtro e dalla notizie dei media, prima che la narrazione si addentri nel centro di cura svizzero, la regia insiste già sulle vetrate, sui monitor su ogni oggetto che indica il riflesso, la vista, un'apertura ma anche una prigionia perchè l'uomo è imprigionato nel suo mondo.

Quindi la doppia realtà, il distorcersi di questa e il contrasto tra il mondo artificioso incentrato nel business in Wall Street avversato da quello naturalistico della collina in Svizzera dove si trova il centro di cura.
Il cervo che fa sbandare l'auto dove si trova il protagonista Lockhart rappresenta proprio lo scontro tra natura e l'artificialità, l'animale che viene investito dall'auto cioè un mezzo creato dall'uomo.

Dunque la realtà si distorce, il mondo è continuamente specchiato come mostra l'ottima inquadratura del treno, la verità è veicolata, l'uomo non sa, vive dentro un sogno nel senso che non è sveglio, non vede dunque Verbinski impreziosisce il film di continue scene con oggetti che riflettono costantemente il senso della vista.

L'acqua è l'elemento cardine del film, tale elemento è praticamente onnipresente ma anche, in quantità assai minore, sono presenti elementi come aria e terra questo per dare sempre un senso di natura ma quello che manca è il fuoco perchè la storia misteriosa e gotica del film, del barone ha a che fare con il fuoco che ha distrutto la sua vita.

L'arrivo in auto di Lockhart mentre attraversa la collina oltre a ricordare Shining ricorda un percorso serpentesco, più precisamente rimanda alle anguille, animale cardine e centrale del film.

La fotografia è grandiosa, i toni acquatici sono gestiti in modo ottimale, c'è espressività, c'è estetica, c'è impatto visivo, i verdi, celesti si sposano alla grandissima con i tupi cupi e misteriosi del film donando momenti inquietanti.

Il taglio delle inquadrature indica sempre mistero, inquietudine e realtà distorta questo sia a livello narrativo visto quanto accade a Lockhart, il mistero del barone, cosa accade nella struttura ma anche concettuale per tutti i discorsi prima elencati, scontro natura-civiltà moderna, consumismo che veicola la verità, mondo distorto perchè l'uomo si è creato una sua realtà dalla quale però vorrebbe uscire, per questo i ricchi accettano di andare nel centro di cura e, ecco il tocco geniale del film, accettano gli esperimenti che Volmer compie su di loro, non vogliono andarsene, è una fuga totale dalla malsana società da cui vogliono liberarsi perciò cura e malattia sono connessi e complementari.

Il terzo atto prende toni totalmente gotici, fantastici i riferimenti a Frankenstein, così come sono meravigliose le scene del ballo, del rituale, lo svelamento del mistero del barone, tutto è gestito alla grande da Verbisnki dove la forza visiva non si abbassa mai, è sempre calzante e meravigliosa da guardare.

Il regista non compie un discorso passatista, non mitizza il passato, il personaggio del barone è negativo al massimo, quindi non c'è una facile soluzione del passato che è meglio del presente, no, Verbinski non da messaggi reazionari, è una critica all'umanità, alle costruzioni dell'uomo in senso totale.

Lato gotico che non rimane ancorato agli stilemi del passato in quanto Hannah, interpretata benissimo da una giovanissima Mia Goth, non risulta la tipica ragazza da salvare ma anzi è la protagonista dello scontro finale, il terribile confronto con il barone.
Così come i personaggi, Lockhart e Hannah devono scoprire la verità, devono svegliarsi dal sogno, dalla vita che si sono e gli altri hanno costruito loro, e qui è fondamentale il concetto di critica perchè per Lockhart vale il discorso della società consumista ma Hannah è vissuta in collina con il dottor Volmer, quindi la critica è totale, in quanto anche Hannah che vive in un contesto naturale è imprigionata, perchè l'uomo questo fa, costruisce realtà distorte, delle proprio bolle come si direbbe nel linguaggio moderno.

Quindi lato estetico e visivo grandioso, discorso sociale che si sposa a quello narrativo e registico con tutte le inquadrature specchiate super centrato per un film di mistero che vira sul gotico, mostrando dunque il mostro, tutto sempre diretto in modo impeccabile e visivamente suggestivo da un Verbinski ispiratissimo.