Thriller-horror a sfondo religioso dove la regia di Rupert Wainwright riesce a donare un'atmosfera mistica, l'incipit in Brasile è intrigante e le immagini a sfondo cristiano con la statua di Maria che gronda sangue fanno il loro effetto.
Padre Andrew gira il mondo per smascherare i falsi miracoli ed è in contrasto tra fede e rigore scientifico tanto che lui vorrebbe davvero poter credere, vedere dei miracoli e progressivamente sta perdendo la sua fede.
La componente thriller si incentra nel complotto degli alti ranghi della chiesa nell'insabbiare, non far venire alla luce il vangelo di Cristo che minerebbe le fondamenta della stessa chiesa.
Un aspetto interessante è il fatto che Frankie, atea, viene posseduta da padre Almeida e diventa la messaggera di Cristo, tale aspetto però nel film viene poco approfondito, rimane il concetto che il messaggero può essere chiunque e non per forza un fedele ma nel finale le stesse parole pronunciate da Almeida, tramite il corpo di Frankie, suggeriscono un qualcosa che il film non ha approfondito molto, in quanto viene detto a padre Andrew che ha troppi dubbi e non può essere lui il messaggero, ciò implica che Frankie in realtà aveva dentro di se una certa forza che però il film mostra.
La fotografia e messa in scena gioca sull'alternare momenti freddi e cupi dove quindi i celesti, blu e le tonalità dark contornano le scene a momenti più caldi, mostrando le differenze tra gli ambiente lussuosi della chiesa romana e il freddo, la cupezza delle strade di New York e la vita di Frankie.
Wainwright sa inquadrare bene i vicoli delle strade, gli stessi interni dell'appartamento di Frankie che tramite una buona fotografia riescono a dare espressività.
Buoni anche i giochi cromatici tra il verde, che da la carica surreale e i rossi che richiamano ampiamente il sangue e perciò le sofferenze di Frankie con le stigmate che appaiono sul suo corpo.
La regia funziona anche con le inquadrature di spalle a Frankie a denotare una presenza che si avvicina verso di lei ed è molto bella la scena della vasca da bagno dove il riflesso di Frankie e il suo effettivo corpo vanno a baciarsi, una congiunzione tra copro e spirito.
Il film presenza alcune elementi visivi degli anni '90 ormai un po' datati e superati quali l'abbondanza di flash e momenti da videoclip che non riescono sempre ad avere una buona resa, mentre invece è notevole e intensa la scena nel finale tra le fiamme.

In conclusione Stigmata anche se in determinati punti non approfondisce gli elementi narrativi più interessanti, che comunque nel film vengono posti, e al netto di qualche momento da videoclip che può far storcere il naso, Wainwright sa regalare atmosfere e momenti di mistica-religiosa.
Dunque il film tuto sommato merita di essere recuperato o perchè no riscoperto, visto anche la tendenza moderna di horror-religiosi su possessioni spesso uguali tra loro con jump scare e abusi di cgi, Stigmata percorre invece tutt'altre stade.