Recensione di   Balkan Castevet Balkan Castevet

Trap

(Film, 2024)

Shyamalan gioca con le aspettative dello spettatore dirigendo si un trhiller ansiogeno e ricco di tensione ma che si interroga su cosa si aspetta l'altro, un po' come in The Visit Shyamalan costruisce la tensione per poi andare volutamente sopra le righe, creando continui scenari di evasione spesso assurdi, del resto il cinema del regista è fatto sia di destino che di credere.

Il killer Cooper è al concerto insieme a sua figlia dell' idolo di quest'ultima, Lady Raven. Al chiuso, con la polizia, steward onnipresenti sia dentro che fuori l'arena, il killer deve cercare continui scenari e strategie di fuga per non farsi arrestare.
Il concetto di sovvertire le aspettative è subito chiaro quando la folla di ragazzina si affaccia per vedere Lady Raven uscire dal pullman, mentre invece esce un componente dello staff che per di più fa un gesti di stizza, quindi Shyamalan ironizza verso lo spettatore.
Il film funziona anche nelle sue meccaniche di genere, lo spettatore scopre che Cooper è il killer nel primo terzo del film e mostrarlo sempre tra la folla, con le inquadrature e movimenti di macchina che mostrano di continuo la polizia e i possibili tentativi di fuga arricchiscono l'ansia e la tensione.
Ottimo l'utilizzo di soggettive, Shyamalan nel film insiste molto con questo stilema, primi piano spesso centrali con lo sfondo fuori fuoco in modo che le reazioni dei personaggi sono sempre in focus e in evidenza, oltretutto i dialoghi in soggettiva aumentano lo stato di ansia.

Lo si sa, Shyamalan riprende molto da Hitchock e in questo caso anche da De Palma, c'è la tipica suspance hitchockiana dove lo spettatore ha più informazioni dei personaggi, della polizia e degli impiegati dello staff con cui Cooper dialoga e interagisce.

Sempre per il discorso del cosa si aspetta l'altro, è emblematico il dialogo tra Cooper e il dipendente dello staff che vende le t-shirt, quest'ultimo vede nel killer, ignaro chiaramente che lo sia, un bravo padre e una brava persone e in un contesto del tutto grottesco rivela tutto, codici, piani e di come tutti sono stati organizzati per arrestare il killer ricercato.
Shyamalan gioca su questo aspetto e ci sarebbero anche altri esempi, come la componente dello staff di Lady Raven, e come al solito il regista attua i suoi twist. Si cambia di scenario, si intraprende uno scontro psicologico tra Cooper e Lady Raven con la tensione sempre alta e le fughe di Cooper che si fanno, volutamente, anche esagerate.

Da evidenziare anche il voler mostrare spesso i monitor, gli smartphone, la diretta Instagram della stessa Lady Raven, i fan che accerchiano la Limousine, dunque lo spettatore è centrale ma spesso non trova ciò che pensa e questo vale sia a livello meta-cinematografico ma anche all'interno della narrazione.
Film messo in scena con cura con momenti di tensione ben gestiti, sia durante il concerto ma anche successivamente, le soggettive, il bellissimo riflesso della caffetteria, non manca assolutamente la tecnica e d'altronde Shyamalan non lo si scopre ora.
Il conflitto onirico tra Cooper e la madre oltre a richiamare sempre Hitchcock e Psycho in particolare, lascia e pone anche dei dubbi, dato che il film gioca anche su cosa si aspetta il pubblico, su chi ha davvero il controllo, qui bello lo scambio di dialogo tra Cooper e Raven e tutta la sequenza all'interno della casa, viene il dubbio se Cooper non utilizza questa “debolezza” psicologica per far credere alla dottoressa Grant, alla polizia di essere vulnerabile per invece continuare con i suoi tentativi di fuga sempre più impossibili come del resto anche il finale forse sembra presagire.