SGUARDI DAL MONDO: FRANÇOIS OZON

È  il regista più versatile della sua generazione. In Francia ha lavorato con la maggiorparte delle attrici contemporanee e non ha mai avuto paura di rischiare, tanto da firmare opere completamente diverse tra loro al contrario di molti maestri contemporanei. Inutile nascondere il fatto che coniughi film da Festival dalle tematiche importanti a opere più di cassetta. Tutto questo è Francois Ozon. 

L'esordio è di quelli stupefacenti con Sit-com opera caustica sulla famiglia moderna e sui suoi scheletri che prende il titolo dal genere televisivo tipico americano. Sezione collaterale di Cannes è affermazione internazionale. Gli amanti criminali, opera seguente, ne consolida il lato provocatore raccontando l'annoiata provincia francese con i giovani in cerca di emozioni forti, in una versione moderna di Hansel e Gretel. 

Con Sotto la sabbia inizia il grande successo internazionale e iniziano le collaborazioni con le grandi attrici. Charlotte Rampling accetta di interpretare una donna a cui sparisce il marito durante una giornata al mare. La suocera è convinta che sia scappato per via del matrimonio infelice e di tutto quello che la loro coppia ha nascosto sotto la sabbia. Prima opera della Trilogia del lutto e prime nomination agli European Film Award. 

Gocce di pioggia su pietre roventi, invece ha altre caratteristiche che saranno ricorrenti in alcune sue opere: la derivazione teatrale e il debito verso Rainer Werner Fassbinder da cui il film è tratto anche se inedita. Opera forte, complessa che cerca di trattare il potere della fascinazione e dell'amore anche in chiave masochistica. Prima volta in concorso a Berlino. 

Nel 2002 arriva il suo più grande successo: 8 donne e un mistero, premio a Berlino per il miglior contributo artistico al cast femminile guidato da Catherine Deneuve, Fanny Ardant e Isabelle Huppert. Origine teatrale, commedia-gialla da camera a cui Ozon dona il suo tocco provocatorio. Un vero gioiellino imperdibile dal sapore retrò con un tocco musical. Divertente e irriverente. 

Nel seguente Swimming pool, torna a lavorare con Charlotte Rampling a un thriller dell'anima che vede come protagonista una scrittrice in vacanza e in cerca di ispirazione che si trova a condividere una villa con una giovane esuberante che le sarà di inaspettata ispirazione. 

Con Cinque×due arriva il concorso di Venezia e la collaborazione con Valeria Bruni Teseschi. Il racconto di una storia d'amore naufragata viene sintetizzata attraverso cinque momenti topici partendo però dalla fine. È l'opera meno personale di Ozon per questo più scordata. 

Il tempo che resta, seconda opera della Trilogia del lutto lascia di stucco per la schiettezza con cui racconta la presa di coscienza della morte in arrivo per un cancro. Si può considerare la sua opera più intima a cui Jeanne Moreau regala un personaggio che entra sottopelle. Quando la tristezza si fa poesia. 

Seguono due opere di genere passate in concorso a Berlino ma che mi sento di considerare minori: Angel, primo film in inglese e opera in costume che rimanda ai grandi classici hollywoodiani; Ricky in cui il regista affronta per la prima volta un registro fantasy con un bambino a cui spuntano le ali. 

Con Il rifugio chiude la Trilogia del lutto. Nuova opera intimista in cui Ozon racconta la maternità di una donna ragazza-madre rimasta sola e fuggita al mare per ritrovarsi. Intimo, poetico e delicato con un tocco queer. 

Nel 2010 torna in concorso a Venezia con Potiche - La bella statuina. Con Catherine Deneuve e Gérard Deperdieu cerca di ripetere il successo di 8 donne con un nuovo film di chiaro stampo teatrale, che gioca con i temi politici e culturali. Divertente ed intelligente. Capace di pungere nei momenti giusti. 

Nella casa è la sua opera più teorica e cervellotica. Senza rinunciare alla critica sociale e con Fabrice Luchini racconta di un insegnante che scopre talento in un suo studente. La sua capacità di scrittura interferirà sempre di più con una realtà che diventa poco a poco meno rosea. Probabilemente la sua opera meno riconoscibile. 

Altra protagonista poco più che adolescente è quella di Giovane e bella, film che trova il coraggio di affrontare lo spinoso tema della prostituzione minorile volontaria. Porte di Cannes spalancate e scandalo più sulla carta che nei contenuti. 

Con La nuova amica si torna alle atmosfere queer più esasperate anche se sottotono. Il film stupisce e stordisce ma non graffia. 

Torna a Venezia con Frantz, la sua opera più matura e politica. In un bianco e nero coinvolgente racconta il mondo tra le due guerre dove sulla tomba di un soldato tedesco si trovano a piangere una donna tedesca e un uomo francese. Tra segreti e amori si fa strada il racconto di un'Europa che sembrava non esserci più, ma che manda un messaggio all'Europa di oggi. Un film imperdibile. 
 


Doppio amore passato in concorso a Cannes è uno dei pochi passi falsi della carriera di Ozon. Di ispirazione hitchcockiana e giocato sul mondo del doppio risulta troppo freddo e teorico per convincere fino in fondo. 

Con Grazie a Dio si dedica al cinema più impegnato. Racconta la pedolfilia nella Chiesa Cattolica partendo dal punto di vista delle vittime. Rigoroso, necessario e importante gli regala il Premio delle Regia al Festival di Berlino. Costrutito attorno a uno dei processi più complessi della storia francese si sviluppa in un crescendo di attivismo. 
 

 


Decisamente originale è Estate '85 film che appertiene alla sfera queer del regista e segna il ritorno di Valeria Bruni Tedeschi tra le sue attrici. L'amore tra due teenager nato sulle sponde della Normandia porta ad un processo? Perché? Quale promessa eterna si erano scambiata i due ragazzi? Ozon svela la verità scena dopo scena in un avvincente gioco con la morte. 

Con È andato tutto bene torna in concorso a Cannes e ai temi più impegnati. Questa volta ci parla di eutanasia e di come un anziano signore francese ricco possa decidere quando porre fine alla sua vita con l'aiuto delle figlia Sophie Marceu. Il prefio di Ozon sta nellaffrontare un tema cone quelli della morte assistita col sorriso sulle labbra e un pizzico di humor nero. 

Le ultime due opere uscite in sala sono entrambe di stampo teatrale, ma appartengono a mondi molto diversi. Con Peter Von Kant torna ad omaggiare Fassbinder riadattando il suo Le lacrime amare di Petra Von Kant in chiave maschile. Come sempre fa fruttare il suo talento di regista dagli spazi chiusi e crea un gioco al massacro degno di alcune sue opere precedenti. Mon Crime, invece, appartiene al ramo più leggero e commerciale del regista. Una pellicola che ama giocare

Autore prilifico, spiazzante, acuto e provocatorio, riesce quasi sempre a lasciare il segno, anche se nella sua carriera probabilmente manca ancora il grande capolavoro. Per chi non lo conosce inziate da 8 donne e un mistero, Il tempo che resta e Frantz così da iniziare a conoscere i suoi stili preferiti.