Ci sono opere così elementari che è difficile recensirle: CODA oggettivamente è una di queste. Ad essere sinceri non ha nulla che non va, ma è tutto così prevedibile, così già visto, che diventa disarmante. Di certo il fatto che sia il remake di un film francese, La famiglia Belier, di sicuro non aiuta.

La Heder è una giovane regista alla seconda direzione che si dimostra ancora acerba. Purtroppo non ci stupisce mai con la cinepresa e si limita a seguire in modo piatto una trama davvero semplice. Non fa che aggiungere prevedibilità alla prevedibilità.

Certo in epoca di politically correct all'ennesima potenza un film che parla della sordità non può che raccogliere plausi (chi può permettersi di parlane male?), e ad a onor del vero mettere in scena un'opera in cui gran parte dei dialoghi sono nel linguaggio dei segni è coraggioso per un'opera mainstream. Ed ecco arrivare subito nomination e premi come se fosse un capolavoro.

Anche il cast non spicca nonostante i premi raccolti da Troy Kotsur che sta trinfando tra i non protagonisti, pur senza aggiungere nulla al suo personaggio. Interessante la madre interpretata dalla famosa Marlee Matlin premio Oscar come protagonista negli anni ottanta per Figli di un Dio minore. Ma è proprio la protagonista, Emilia Jones, a non reggere. Purtroppo si dimostra troppo fragile e leggera.

Senza pretese, senza infamia e senza lode per passare due ore all'insegna dell'ottimismo più semplicistico.