Le opere precedenti di Adam McKay, sin dalla forma, erano piuttosto originali (inserti visivi, grafica, titoli di coda a metà film) trovate davvero inconsuete nelle pellicole di mainstream. Erano però  basate su fatti reali e analizzati in modo acuto (La grande scommessa sulla crisi economica del 2008 e Vice - L'uomo nell'ombra sull'ingombrante figura di Dick Cheney) sfiorando a tratti lo stile documentaristico. Con Don't look it up per la prima volta si dedica ad un soggetto di finzione e il risultato ne risente. Lasciato a ruota libera il nostro infarcisce la pellicola di troppe cose, spesso tra l'altro sapute, risapute e strautilizzate. Qui si perde quell'atmosfera di ricerca giornalistica satirica per approdare nel campo della farsa e del puro divertssement, ma senza la verve necessaria. Si ottiene così un'opera populista (non popolare) e cerchiobottitsta e, se il meteorite vuole essere una metafora del Covid, addirittura fuorviante. Quest'ultimo sacrificato a una banale critica ai social, ai morning show, al potere e all'industria hi-tec. Certo il cast all star ce la mette davvero tutta e soprattutto le due comprimarie di lusso Cate Blanchett e Meryl Streep divertono e si divertono davvero molto. Di Caprio si prende in giro con un ruolo da scienziato sfigato attratto dalla fama e funziona. Resta una delusione su più fronti per una critica all'acqua di rose che si fa davvero fatica a prendere sul serio. Si sa che la satira deve agire per iperboli, ma deve anche essere sottile e francamente qui di sottile si vede poco. Se ti è piaciuta dai un occhio a www.cineriflessi.blogfree.it