Recensione di   Diego Cineriflessi Diego Cineriflessi

Invelle

(Film, 2024)

Più coraggio nella Storia avrebbe giovato

Poco frequentata e poco vista al di fuori dei festival, l'animazione adulta (o comunque non pensata strettamente per bambini) è un genere che ha ancora grandi artigiani e grandi creatori in giro per il mondo e riesce a regalare piccoli gioielli (vedi Manodopera uscito l'anno scorso di produzione francese). 

Dall'Italia debutta nel lungometraggio Simone Massi dopo numerosissimi premi vinti coi suoi cortometraggi. Lo fa con il racconto di una donna che attraversa tre generazioni, dalla fine delle Prima Guerra Mondiale al rapimento Moro. La protagonista, figlia di contadini, cresce e da figlia diventa madre e poi nonna. Sullo sfondo gli accadimenti italiani che però non sono mai in campagna, ma Invelle (ovvero in un altro posto in dialetto marchigiano) lontani da lei e dalla sua vita. 

Quello che è a tutti gli effetti un flusso di coscienza della protagonista diventa un flusso di grafite in bianco e nero che senza soluzione di continuità riempie lo schermo di chiaroscuri che si interscambiano,  portando avanti la narrazione. Piccoli punti rossi come il foulard della protagonista catturano l'attenzione e guidano la comprensione dello spettatore. 

Purtroppo la fantasia e la creatività grafica non è accompagnata da altrettanta creatività in fase di scrittura. La storia della famiglia contadina sa di già visto e non ha particolari scossoni nel suo incedere che alla lunga diventa prevedibile e rischia di far perdere l'attenzione allo spettatore. Alcuni inserti didascalici come l'inurbazione dei contadini appesantiscono ulteriormente la pellicola. 

Resta un film poetico nella sua messa in scena, visivamente travolgente, chee non è poco, sopratutto se pensiamo che l'animazione sia il regno della fantasia. Un tratto deciso a cui l'occhio si deve abituare per potersi addentarre fino in fondo nel film. Che è  da vedere.