Recensione di   Diego Cineriflessi Diego Cineriflessi

L'impero

(Film, 2024)

L'impero non colpisce più

Inutile nasconderlo i film di Dumont sono sempre respingenti e stratificati, capaci di superare la realtà dal lato del grottesco tanto che la commedia umana non basta più e si approda alla farsa. 

L'impero, che ad un primo sguardo potrebbe sembrare la parodia di Guerre stellari con spade laser e navicelle spaziali, cerca di riflettere sulla natura dell'uomo e sulla presenza del bene e del male nella vita di tutti i giorni usando un piccolo villaggio di pescatori della costa francese come sineddoche del pianeta terra. 

Cosi crea un mondo esteticamente improbabile con un cattivo a cui piace vestirsi in abiti barocchi e navicelle spaziali che contengono La Sainte-Capelle di Parigi o la Reggia di Caserta in una guerra dei mondi naif e animalesca.  Perché  Dumont sembra non dimenticare mai la natura ferina dell'uomo in una rappresentazione goliardica dell'umanità che a tratti sembra ricordare il Monicelli de L'armata Brancaleone. 

La sceneggiatura nel suo giocare alla fine zoppica troppo e quello che sembrava un assunto originale ed intelligente (il bene e il male non sono in guerra tra loro, ma il male trova spazio quando il bene viene meno) è negato dallo sviluppo decisamente più semplicistico della trama. Peccato perché quel sorriso finale in camera non era male. 

L'impero ha vinto il Premio della Giuria all'ultimo Festival di Berlino. È  però un film incompiuto, un'opera che non sembra trovare un suo perché tra le disparate strade che apre. Accumulare Cristologia, Storia dell'arte, Farsa e fantascienza non sempre riesce e a Dumont stavolta qualcosa è sfuggito di mano.