CORNUCOPICA. IL PRIMO ALBUM MUSICALE DI ROBERTO FLAUTO

 

Cornucopica. Il primo album musicale di  Roberto Flauto è stato pubblicato su YouTube 

 


 

🎤  Roberto Flauto, artista e creativo a tutto tondo: sociologo, scrittore, poeta, conferenziere, autore di recensioni e analisi cinematografiche, libero pensatore… come è nata l’idea di spaziare anche sul mondo musicale?

 

La musica è la dimensione primigenia della poesia, che nella dimensione del canto rappresenta la prima forma di trasmissione e conservazione delle informazioni. La poesia, insomma, nasce in quanto mnemotecnica. E credo che chiunque si avvicini allo studio del dispositivo poetico, e dei processi comunicativi in generale, non possa prescindere da questa considerazione. Sto cercando di dire che la musica accompagna ogni mio passo, anche sul terreno della ricerca scientifica. Dico questo per dare un’idea del mio rapporto quotidiano con la musica, che pervade ogni ambito della mia vita. Credo che ogni poeta, categoria nella quale con un po’ di imbarazzo mi riconosco, in quanto tale, abbia con la musica un rapporto privilegiato. E il passo dalla scrittura in versi alla composizione di testi musicali è stato breve. L’idea di comporre un vero e proprio album è nata per caso, ma nel volgere di poche settimane si è tramutata in realtà. È un progetto che mi ha entusiasmato e divertito, e che mi ha permesso di dare pieno sfogo alla mia creatività. La suggestione di creare canzoni variando sul tema "frutta" è nata per gioco, chiacchierando con un amico al bar in un caldo pomeriggio dello scorso luglio. Ho scritto i testi e li ho musicati con l'aiuto di un programma di intelligenza artificiale. Alcune canzoni le ho realizzate in pochi minuti (Banana nana, Frutti di Bosco), per altre ho impiegato più di una settimana e decine di tentativi (Ananasssss, Tamarindo). Ho esplorato tanti generi, dal jazz al rock, dal k-pop al mariachi, dall'elettronica al rap. Mi sono divertito a giocare con le parole (c'è un pezzo interamente monovocalico), con le idee, con i soggetti e i sentimenti. Credo che continuerò a fare musica in questo modo.

 


 

🎤  Come hai vissuto il passaggio dal linguaggio scritto, che è il tuo “campo di battaglia naturale” con il linguaggio verbale, musicale?

 

Guarda, la familiarità con la scrittura in versi, o comunque con la scrittura tout court, per molti aspetti ha reso lieve questo passaggio. Certo, inevitabilmente scrivere un testo per una canzone implica delle attenzioni – verbali, sintattiche, stilistiche – a cui non ero abituato. È stato però molto intrigante misurarsi con questa scrittura, e l’ho trovato anche soddisfacente. Mentre scrivevo avevo ben in mente la base musicale, lo stile, il ritmo, che poi ho ricreato – talvolta non con poca fatica – con l’intelligenza artificiale.

 

 

 

🎤  Raccontaci del percorso creativo: non essendo un musicista, hai utilizzato anche l’intelligenza artificiale per comporre la musica che avevi in mente?

 

Non sono un musicista, non so suonare alcuno strumento, e quindi ho fatto ricorso a un programma di intelligenza artificiale capace di genere tracce in base agli input ricevuti. Ho lavorato scegliendo lo stile vocale, i generi (ce ne sono dozzine e dozzine), combinandoli tra loro per ottenere la base che avevo in mente. Per ogni canzone, ho creato diverse versioni, ogni volta smussando qualche angolo, ripulendo qualche sfumatura, tagliando o aggiungendo qualcosa, migliorando qualche punto. Come dicevo, alcune tracce mi hanno richiesto diverse giornate di lavoro, perché non riuscivo a ottenere il risultato che avevo in mente. Nel complesso, sono comunque soddisfatto. Più in generale, mi rendo conto che la questione relativa all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel campo artistico, in particolare in quello musicale, è estremamente complesso, ambiguo e contraddittorio. Vi sono potenzialità creative enormi, ma altrettante enormi criticità. E ritornano in gioco antiche questioni: cosa fa di un individuo un artista? Siamo di fronte a una nuova tappa del divenire creativo, con uno strumento di radicale efficacia, oppure stiamo assistendo alla fine di un’epoca che per millenni ha segnato il rapporto tra l’uomo e lo strumento musicale? Ma questi interrogativi, e tutti i quesiti a cui essi rimandano, sono evidentemente materia per approfondimenti che in questa sede non possono trovare spazio.


 

 

🎤   Le svariate Voci maschili e femminili dei vari brani, tutti di genere diversissimi tra loro, in pieno stile “Art Attack alla Roberto Flauto” come sono state gestite?

 

Questo aspetto è molto interessante. Nessuna scelta in questo album è stata casuale. Ogni volta, naturalmente, ho dovuto specificare il genere, il tono, l’intensità della voce, cercando di renderla adatta alla mia idea. Forse la traccia più difficile in tal senso è stata Ananasssss, che è in napoletano. Ecco, questa è stata una vera sfida: far cantare l’I.A. nella lingua della mia città non è stato facile, anche perché ho dovuto adattare la scrittura stravolgendo la grammatica partenopea, in quanto il software non era pensato per “leggere” questa lingua. Il risultato complessivo, per tutte le quindici tracce (anche se tre di queste sono strumentali), benché presenti qualche errore, lo ritengo assolutamente soddisfacente. Spero che anche chi ascolterà l’album la possa pensare allo stesso modo.


 

 

🎤  Come FilmAmo stiamo creando una community Internazionale di Bloggers con forte vocazione a tema Cinema: dalla tua case History interessante di creatore di un Album da zero, ritieni che giovani autori con grandi idee cinematografiche ma senza esperienza sul campo, possano avvalersi di software di Ai per realizzare opere filmiche ? Magari facendo recitare la Ai? 

 

Ecco, vedi che il tema ritorna, ed è estendibile a ogni ambito della creatività. Ritengo che il “gioco” sia solo all’inizio. Per rispondere alla tua domanda senza girarci attorno: direi di sì, giovani autori con buone idee che non dispongono di budget e mezzi sufficienti, possono senz’altro trarre beneficio dalle tecnologie basate sull’I.A. Anche facendo “recitare” attori creati ex novo dal software di turno. E gli scenari che si aprirebbero – ontologici, esistenziali, forse addirittura morali – sarebbero di una complessità estrema, tanto suggestivi quanto problematici. Il futuro della creatività sembra decisamente destinato (condannato?) a muoversi in questa direzioni. A noi non resta che sperare che ancora una volta la bellezza sappia trovare un modo per fiorire, e farci fiorire,


 

 

 

Un Caro saluto, ascoltate l’Album di Roberto 

e leggete le sue Recensioni Cinematografiche sul suo profilo di FilmAmo 🙂