Film denuncia del 2019, che si ispira alla storia di 13mila emigranti africani espulsi dal territorio algerino nei due anni precedenti. Dopo l'espulsione molti,  abbandonati senz'acqua né cibo al sud del Sahara, si sono persi lì o, se sono poi riusciti a partire per l'Europa , sono anche morti in mare. Qualcuno è anche arrivato in Italia, ma sappiamo cosa poi succede. Il regista, Rashid Benhadj, è algerino, la pellicola è ambientata a Matares, località turistica e piena di ricordi dell'antico impero romano (come Palmira).  Qui c'è la piccola Mona, cristiana, proveniente con sua mamma dalla Costa d'Avorio. Della bambina Dorian Yohoo, che interpreta Mona, il sito di My Movies ci dice che non si sa più niente: sia lei sia il ragazzo che interpreta Said, algerino e musulmano, recitano molto bene e danno vita alla storia che li vede prima in conflitto, dato che vendono fiori ai turisti nella stessa zona, poi a mano a mano sempre più amici. Mona dovrebbe fingere di essere musulmana e andare a chiedere la carità per pagarsi il viaggio per l'Europa, Said è alle prese con un “padrone” che approfitta di lui e altri minori per far soldi. La vicenda è molto ben ambientata e diretta, anche se lascia come è evidente l'amaro in bocca. Come in tanti film analoghi, non c'è niente da aggiungere, i fatti e le immagini parlano da soli. Siamo noi che forse troppo spesso non sappiamo o non vogliamo comprendere.