Tale padre tale figlia?

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Ho sempre considerato il Thriller il genere “Master” dell'intero universo cinematografico. 

 

Pur essendo un capostipite, concretamente, non si riesce quasi mai a trovarlo nella forma più pura (eccezion fatta per Hitchcock e altri rari esempi, lo spagnolo Paulo per indicarne uno attuale) .

 

Usando un linguaggio chimico si può affermare che Il Thriller è un "elemento" che, in maniera “genetica”, si lega facilmente per ottenere un composto: ecco che abbiamo le contaminazioni horror o quelle fantascientifiche, quelle d'azione o le psicologiche, le derive tecnologiche piuttosto che drammatiche ma, aldilà di ogni miscela, il Thriller è tutto ciò che genera tensione e il fine ultimo non è quello d'impaurire (men che mai spaventare) ma quello di lasciare lo spettatore sull'orlo di un precipizio senza sapere se cadrà o meno, senza sapere come andrà a finire l'intera vicenda.

 

Il Thriller è tensione, è stare continuamente sul filo del rasoio, in perenne balia dell'improbabile e dell'imprevedibile: ecco, il Thriller è l'imprevedibilità che si fa Arte.

 

Ishana Shyamalan, figlia del notissimo regista Manoj Shyamalan e sorella minore di Saleka Shyamalan (che debutterà nell'attesissimo “Trap” diretto dal padre), in passato ha scritto la serie “Servant” di cui diresse sei puntate e questo “The Watchers” costituisce il suo debutto sul grande schermo.

 

Ishana dimostra di aver bene appreso le lezioni paterne: brava a costruire la tensione progressivamente, più che discreta nel gestire il ritmo e attenta a non vanificare tutti gli sforzi nel finale dove i colpi di scena, se non ottimamente gestiti, possono far naufragare un intero lavoro.

Il cast è di buon livello: Dakota Fanning interpreta Mina, la protagonista della vicenda (chi se la ricorda nei panni della figlioletta di Tom Cruise ne “La guerra dei Mondi”'?), a seguire abbiamo la sempre brava Georgina Campbell ("Barbarian" e “Bird Box Barcelona”) nei panni di Ciara, Olwen Foueré ("Mandy") nei panni di Madeline e, infine, il giovane Olivier Finnegan nei panni del rabbioso Daniel.

 

La sceneggiatura scritta dalla Shyamalan si basa sul romanzo “The Watchers” dello scrittore irlandese A.M. Shine ma, come spesso accade in questi casi, il film modifica qualche aspetto della narrazione, soprattutto nel finale.

 

La storia si svolge ai giorni nostri e Ishana non perde tempo, getta lo spettatore all'interno della tensione e inizia a dare un assaggio di ciò che lo attenderà: un uomo sta fuggendo all'interno di una foresta, sembra essere inseguito da qualcuno o da qualcosa…

Vedremo che, nonostante, continui a correre l'uomo ritornerà sempre al punto di partenza: sembra che  questa fitta foresta faccia facilmente perdere l'orientamento determinando il fatto che l'inseguitore riuscirà nel suo intento…

Facciamo conoscenza con Mina, una ragazza che lavora in un negozio di animali il cui titolare gli affida un compito: portare un pappagallo all'acquirente che si trova a circa 100 Km di distanza.

 

Mina è una ragazza particolare: ha perso la mamma in un incidente d'auto quando era una bambina e ama travestirsi e andare nei locali con il solo scopo di sembrare una persona diversa da quello che è realmente.

Con la sua auto inizia ad attraversare le desolate lande irlandesi fino al momento in cui è costretta a fermarsi per fare rifornimento; sebbene non ci faccia caso sembra che, nella zona, numerose persone sono scomparse nei mesi precedenti…

La strada continua sempre più ad addentrarsi nella foresta e la stessa Mina è convinta di aver sbagliato percorso, nonostante non abbia fatto alcuna deviazione…

Si arriva ad un punto in cui non c'è più segnale al telefono e anche le frequenze radio sono ammutolite e poco dopo il motore dell'auto si spegne: Mina è bloccata all'interno di questo immenso bosco.

Messasi a girare trova davanti a se un cartello alquanto inquietante…

Punto di non ritorno numero 12: cosa vorrà significare?

Mina, comunque, non è ragazza che si lascia intimorire facilmente e pertanto torna indietro, recupera il pappagallo e s'incammina in cerca di qualcuno o di una zona meno fitta di alberi.

Dopo svariati rumori non meglio identificati e stormi di uccelli in fuga, Mina intravede un fabbricato e una donna che la invita ad entrare entro cinque secondi altrimenti chiuderà la porta.

Mina non si lascia ripetere l'invito due volte e correndo entra in una sala dove, sorprendentemente, sono presenti tre persone: Madeline, Ciara e Daniel.

Chi sono e cosa ci fanno in questo posto?

Madeline, la donna anziana, spiega a Mina che lì fuori ci sono gli osservatori, creature non meglio descritte, che di giorno sono nascoste in delle caverne sotto terra e al tramonto tornando in superficie unicamente per guardare loro tre.

 

Solamente un'unica grande vetrata separa la foresta dalla stanza e ogni sera il gruppo (e da quel momento anche Mina) deve rimanere impassibile davanti  il vetro e farsi osservare senza mai dare le spalle…

Da questo momento (non sono trascorsi neanche venti minuti) il film parte e non si fermerà più e Ishana avrà modo di dimostrare le sue interessanti capacità.

 

E' una favola, una favola nera dove, aldilà dell'imprescindibile sospensione dell'incredulità, la giovanissima regista (solo 24 anni!!!) riesce a creare una struttura sempre più misteriosa che riuscirà a mantenersi coerente fino al finale.

 

Se buon sangue non mente allora Ishana potrebbe avere una luminosa carriera, sperando che non rifaccia i tanti (troppi) passi falsi accumulati dal padre.

 

Da vedere.

di Rael70