Conosco il tuo nome Melanie...

Per una volta non voglio parlare di informazioni storiche e tecniche relative al film o del curriculum del regista o dell'attore.

“Un giorno per caso” va oltre qualunque analisi artistica perché il film di Michael Hoffman è uno di quei lavori la cui importanza è pari alle emozioni che riesce ad imprimere nel cuore degli spettatori, a prescindere dal livello tecnico o dalle interpretazioni degli attori.

 

Una commedia romantica, certo, ma che commedia: se non la migliore di tutte, sicuramente quella più importante degli ultimi trent'anni (il film ne ha già compiuti ventisette).

 

Per quanto molti potrebbero citare “Notting Hill” piuttosto che “Il mio grosso grasso matrimonio greco” o magari ricordarsi di “Harry ti presento Sally” piuttosto che di “Pretty Woman” e perché no parlare di “Quattro matrimoni e un funerale” anziché di “Stregata dalla Luna” o del “Il matrimonio del mio migliore amico” piuttosto che “Insonnia d'Amore” oppure del “Il diario di Bridget Jones” invece che “C'è posta per te”, per quanto si potrebbero aggiungere innumerevoli altre commedie, la quasi totalità di esse si concentra sul rapporto sentimentale tra un uomo e una donna che può essere romantico o trasgressivo, sensuale o combattuto, ostacolato o violento o per giunta comico ma avendo sempre come fulcro narrativo un rapporto a due.

 

“Un giorno per caso” dura un giorno intero, dalle sette del mattino fino alle ventitré e in queste sedici ore lo spettatore assisterà alla nascita di qualcosa di più di un amore tra adulti: l'unione di due famiglie single che troveranno nell'altra sponda tutto quello che cercavano fino a quel momento ma che avevano paura di trovare.

 

George Clooney e Michel Pfeiffer, una coppia che definire stratosferica è poco: George era ancora agli inizi (veniva dal successo de “Dal tramonto all'alba” di Rodriguez, sceneggiato da Tarantino), Michelle era già una star affermatissima.

 

Nonostante i due fossero così diversi l'alchimia che si crea in scena è da applausi: sia George che Michelle interpretano due ruoli che diventeranno tre nel finale…

 

Si, proprio così: da una parte George (Jack Taylor) giornalista e padre divorziato di Maggie, dall'altra Michelle (Melanie Parker), architetto e madre separata di Sammy; un padre e un giornalista, una madre e un architetto, due ruoli che riescono ad interpretare alla perfezione, uscendo e rientrando nei ruoli con una naturalezza impressionante.

 

La storia, come detto, narra realmente un giorno a caso nella vita di questi due adulti che, con situazioni molto simili, cercano di coniugare (non sempre con successo) gli impegni lavorativi con le esigenze dei piccoli figli (che vanno in quinta elementare o giù di lì) i quali vorrebbero anche avere accanto l'altro genitore, quello che si è rifatto una vita ma che per ovvi motivi non possono vedere abitualmente.

 

Si da il caso che Maggie e Sammy frequentino la stessa scuola e quel giorno è prevista una gita scolastica: sebbene per motivi differenti, entrambi i genitori arrivano in ritardo a scuola e non riescono a far partecipare i rispettivi figli all'escursione.

 

Adesso che si fa?
Melanie deve presentare un suo progetto architettonico ad un importante cliente per lo studio per cui lavora mentre Jack deve rispettare l'ordine del Direttore del giornale per cui lavora: fare uno scoop inerente il candidato sindaco di New York e i suoi rapporti con la mafia.

 

In breve decidono di dividersi i compiti nel tenersi i figli e nel frattempo Maggie e Sammy giocano con i telefoni dei rispettivi genitori ma quando li restituiscono accade l'inevitabile: il telefono di Jack è andato a Melanie e viceversa.

 

Da quel momento il film parte e non si fermerà più con situazione comiche che strapperanno sorrisi e risate del tutto spontanee.

 

Non ci sono volgarità ne scene spinte, nulla di tutto questo: assisteremo alla nascita di un rapporto che, fin quasi al finale, sarà conflittuale e pertanto molto realistico.

 

Non ci sono frasi indimenticabili che si possono citare ma una vi rimarrà sicuramente in mente: “Conosco il tuo nome Melanie…”.

 

Una frase tanto banale quanto immensamente potente: una sincera dichiarazione d'amore (che lascia interdetta Melanie) fatta senza usare le parole tradizionali che si usano in quei momenti.

 

“Conosco il tuo nome” assume il significato di “è vero che piaccio alle donne e che tante mi girano intorno e seppur non nego di potermi invaghire, non ricordo il nome, non ricordo il nome di nessuna di loro, il tuo invece lo ricordo bene e guarda caso non mi viene in mente di portarti a letto ma di baciarti”.

 

Chi non lo ha mai visto si è perso tanto: magari potrebbe approfittarne adesso visto che San Valentino è alle porte…

di Rael70