America Latina

Film - 2021
7,1
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America Latina è un film con Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba Cast completo. Regia di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo. Titolo originale America Latina, durata 90 minuti. Genere Thriller.

recensioni

Cellar Door di  Roberto Flauto Roberto Flauto
Diceva Roland Barthes che il trauma è una foto di cronaca senza didascalia.Io voglio che l’arte, in qualunque delle sue manifestazioni (cinema, letteratura, pittura, musica, fumetto, videogioco, ecc.), mi traumatizzi. Che mi sconvolga, che mi sommerga, che mi porti alla deriva e mi lasci lì in mezzo all’oceano, nelle profondità del bosco, nella più oscura delle selve, cioè il luogo in cui si origina ogni nascita. Quindi non voglio didascalie. Voglio essere partecipe, voglio essere protagonista, voglio essere il creatore. I fratelli D’Innocenzo hanno tanti peccati, più o meno come tutti noi, ma non sono didascalici. La terra dell’abbastanza fu una scoperta sorprendente ed entusiasmante. Favolacce mi ha semplicemente incantato (come solo certe streghe sanno fare), ed è e resta il loro vero capolavoro. Mi avvicino ad America Latina senza saperne nulla, soltanto che si tratta del terzo film di questi due gemelli dai capelli spettinati e dal cuore in fiamme. Esco dal cinema in preda ad un’emozione imprevista, a cui non ho saputo dare subito un nome. Il film mi è piaciuto molto, malgrado quello schiaffo arrivato sul finale: una voce fuori campo di cancerogena didascalia. Dov’è il mio trauma? Ridatemelo. Non era necessario, non funziona, stona con qualsiasi cosa. Eppure, nonostante questo enorme sbaglio, America Latina mi è piaciuto moltissimo, e dopo averci pensato a lungo, è diventato mio. Ho trovato il mio trauma, quella catastrofe in senso matematico che ogni volta mi fa sentire oceano. C’è un filologo e linguista anglosassone, uno dei più eminenti della storia della glottologia britannica, che una volta disse che tra tutte le possibili combinazioni di parole della lingua inglese, la più bella è senza dubbio Cellar Door. La porta della cantina. Quel linguista si chiamava J. R. R. Tolkien, ed è probabilmente lo scrittore fantasy più famoso di sempre. Io non Leggi tutto
Recensione di  Riccardo Simoncini Riccardo Simoncini
(presenti spoiler)Un viaggio esperienziale (quasi espressionistico) dentro un uomo, un uomo che potrebbe essere chiunque di noi, dentro quello che potrebbe accadere (o che forse è già accaduto). Mentre tutto è amplificato, immagini e suoni, a parlare una lingua di suggestione paranoica, dove nulla è ciò che sembra, o meglio dove tutto è oltre a ciò che sembra (anche se con un finale che non sembra più soltanto, palesandosi invece in maniera fin troppo evidente).Massimo Sisti è un tenero ometto dentista che sembra avere ricevuto tutto dalla vita: il lavoro perfetto, la famiglia perfetta, la casa perfetta. In quella villa dalle linee irregolari e discordanti che si riuniscono in ampi finestroni e in un'imponente scalinata d’ingresso che pare piuttosto uno scivolo di un parco acquatico abbandonato a se stesso. Una struttura che vuole gridare al mondo di essere grande come il coloratissimo sogno americano, ma è buttata lì in mezzo alla desolazione di una Latina salmastra immersa tra campi, palme e casolari dismessi. Una correlazione spaziale complementare, per certi versi, a quella di The Florida Project di Sean Baker, dove il colore pastello dell’apparenza nascondeva sotto di sé una profonda disperazione esistenziale (a cui avvicinarsi però con tenerezza ed empatia – come facciamo con Massimo), mentre vicino si stagliava Disneyland in tutta la sua grandiosità pacchiana.Tutto è perfetto insomma, finché non si va in cantina. In quei luoghi che contengono tipicamente proprio noi stessi (seppur nascosti ed impolverati): gli scatoloni con i nostri ricordi, i vecchi oggetti ormai usurati ma a cui siamo troppo legati per buttarli via. Cantine che contengono le nostre abitudini, le riserve della nostra quotidianità (lampadine e cibo). Ma soprattutto cantine che in quel freddo e in quel buio tengono in vita come camere di ibernazione i nostri segreti più profondi. Su quei seminterrati Ulrich Seidl Leggi tutto
Recensione di  Stefano Tacconi Stefano Tacconi
Ho dovuto metabolizzarlo. Non che vi fosse qualcosa da capire, ma durante la visione non mi sentivo "finito". L'analisi a freddo mi ha permesso di scrivere "non riesco a trovare difetti".Non mi ha soddisfatto appieno, ma farei fatica a modificarne qualcosa, anche se nel racconto manca tutto il prima e poteva esserci un dopo. Invece, quello che doveva essere raccontato c'è tutto, con tutto il carico di disagio, ansia e angoscia che gli autori riescono a trasmettere; anche grazie all'interpretazione dell'eccellente Germano (a cui la telecamera si incolla con inquadrature a prova di brufolo).Impossibile scrivere della trama senza rischiare di spoilerare qualcosa, quindi mi soffermo sul resto, a partire dalla location. I f.lli innocenzo scelgono una villa "non luogo", una di quelle strutture che possono finire su una rivista come manifesto kitsch. Da architetto, confermo che nelle nostre profonde periferie, fuori da centri urbani principali, talvolta esistono episodi di così brutto gusto da apparire attraenti.Il resto dei paesaggi sono limitatissimi, alcuni rari spazi aperti sempre visti in campo chiuso, ristretti (mai un orizzonte, mai una visione dall'alto) e lo studio medico (dentro alla bocca del paziente).A contrasto a queste costrizioni di contesto e inquadrature, la regia ci offre spesso visione sospese, quasi come fantasmi, tramite immagini riflesse da vetri, specchi. Non sono dettagli, ma fondamentali messaggi a noi spettatori, per suggerirci cosa stiamo vedendo, quali sono gli stati d'animo dei protagonisti. Nella miseria dei luoghi (la cantina in cemento armato spoglia, la piscina in inverno abbandonata, ecc...) ecco la perfezione della famiglia, le 3 donne (moglie e 2 figlie) perfette, sempre tra loro coordinate, sempre belle, sempre affettuose, sempre con outfit dalle tonalità morbide, accoglienti. C'è molta cura nei dettagli, nella messa in scena, nel sonoro (i rumori sono enfatizzati) e nella cura della colonna sonora in cui riascoltiamo (finalmente) Leggi tutto
Recensione di  Diego Cineriflessi Diego Cineriflessi
Alla terza prova da registi i fratelli D'Innocenzo incappano nel loro primo scivolone. Se La terra dell'abbondanza li fece scoprire e Favolacce, più o meno a ragione, li consacró, America Latina rallenta la loro ascesa.L'opera infatti, perdendo il respiro più corale e perdendo il racconto della periferia e delle situazioni sociali più disagiate non riesce a centrare il registro del film più intimista e problematico. Amplificare l'effetto fiaba dei fratelli Grimm ha portato a una ridondanza esagerata. Si sfiora l'horror, ma senza crederci sino in fondo, si resta nel drammatico accentuando troppo le immagini crude.Le inquadrature risultano spesso forzate e al limite del comprensibile, il gioco di linee orizzontali e verticali seguiti dalla cinepresa alla fine disorienta e il risultato è un'opera che procede per accumulo più che per coerenza. L'aver scelto come protagonista un benestante, invece del popolo della periferia, inoltre li rende meno incisivi nella scrittura del personaggio soprattutto nella parte iniziale. Difficile stupirsi per qualsiasi cosa in un film in cui tutto è fuori posto.Senza fare spoiler il soggetto di America Latina è già stato portato sul grande schermo diverse volte e spesso con risultati più convincenti. Certo resta la bravura di Elio Germano, sempre credibile nel suo dolore e il suo sostenere continuamente l'inquadratura addosso. A pochi centimetri.Passato in concorso a Venezia lo scorso anno senza raccogliere grandi favori America Latina resta un film incompiuto che non trova la sua quadra, neppure nel finale. Difficilmente sarà aiutato dal passaparola degli spettatori in sala già poco avvezzi a opere del genere.Se vi è piaciuta la recensione vi aspetto su www.cineriflessi.blogfree.it Leggi tutto

trama

Massimo è un facoltoso dentista di Latina che dalla vita ha ottenuto tutto quello che voleva: una grande villa dove vivere e una bella famiglia comporta dalla moglie Alessandra e dalle due figlie Laura e Ilenia. La sua tranquillità però viene sconvolta quando un giorno di primavera in cantina trova una ragazza sconosciuta legata e imbavagliata….

trailer

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