Vita sognata più che vissuta

Un’amicizia tra un ragazzo ed una ragazza che nasce tra i banchi di scuola con un’attrazione ed una sintonia che non può portare ad altro 

che ad un innamoramento.

Una separazione dovuta all’emigrazione di lei in Canada (dalla Corea del sud) che ha traumatizzato lui; dodici anni di nulla prima di 

ricontattarla, grazie ad un social network; il rapporto che si riallaccia come se neanche un giorno fosse passato, con i due che ora 

sono giovani adulti chiaramente attratti l’uno dall’altra.

Gli incontri forzatamente virtuali diventano veri e propri appuntamenti che entrambi attendono con ansia ma la prospettiva di vedersi di persona è rimandata di un anno; lei non ce la fa ad aspettare ed a tenere in 

pausa la propria vita in attesa di rivederlo, così decide di interrompere gli appuntamenti e prendersi una pausa (sapendo entrambi 

che la pausa avrebbe terminato il periodo dei loro incontri).

Entrambi conoscono un’altra persona, si innamorano e la vita va avanti per altri dodici anni quando lui va a fare una vacanza a New York dove ora lei vive (e si è sposata), ben sapendo che lui va solo per incontrare lei.

Un paio di giorni che sfrutteranno per capire cosa l’altro rappresenti nella propria vita.

Un uomo intrappolato in una cattedrale di ricordi e, peggio ancora, di 'cosa sarebbe successo se…’ irritante, una donna che sente ancora il tepore di un sentimento passato che, come una brace, è ravvivato dalla curiosità di vedere in cosa si è trasformato il bambino che conosceva e l’uomo di cui si era innamorata.

Non sopporto più certi film che vengono considerati ‘romantici’, chiedo venia…

La vecchiezza è stagione dove si dovrebbe accogliere e non respingere, ma.

Non tollero più sentir chiamare ‘Amore’ le proiezioni che allestiamo su di un’altra persona, l’ho fatto tante volte sfracellandomi sui mei schermi Imax ed ora non lo tollero, né da me né tantomeno da altri.

Quelle storie dove uno od entrambi i protagonisti della storia d’amore (?) restano impantanati in un passato dal quale non riescono ad affrancarsi, reiterando un atteggiamento infantile e vittimistico che con l’Amore non c’entra nulla.

Trappole della mente che esilia una vita impedendole di lasciare un’idea, una sofferenza, un sentimento nato decenni prima rendono il personaggio maschile debole, vulnerabile nell’accezione peggiore perché 

rimane impermeabile al passare degli anni e delle persone, incatenato al mausoleo del suo bisogno di lei come Prometeo alla parete di roccia e costretto ad una sofferenza che si nutre di sé stessa; un’idea incancrenita che consente di vedere solo la realtà che si è creata, non quella manifesta.

Ovviamente il protagonista, misero e tapino, farà ritorno in patria dopo aver assaggiato la durezza della vita reale, uno schianto che polverizzerà senza pietà tutta la storia che per dodici anni si è raccontato ogni giorno, una favola della buonanotte dove il finale è l’unico possibile: non possiamo raccontarcela all’infinito.