Violenza a profusione in questo orrorifico carrozzone

Lo stavamo aspettando tutti (ok, forse non proprio tutti, ma io sì). Di certo, noi splatterofili, amanti del rosso rubino a profusione, eravamo in trepidante attesa di appurare se stessimo per andar di nuovo incontro a una nuova delusione. Nonostante i numerosi impegni, non ho potuto fare a meno di tuffarmi a pesce in questa visione. Winnie the Pooh, tutto sangue e niente miele, parte col botto, e dimostra subito di voler scherzare poco. L'apripista della pellicola non vanta una particolare originalità, diciamo che corre nell'ovvia direzione. Un bosco, una roulotte, tre scalcinate amiche intente in una seduta spiritica, e l'inevitabile fine mostruosamente orrorifica. (Degno di nota il mezzo con cui tenta di fuggire l'ultima malcapitata, talmente appariscente da provocare l'orticaria, una vera figata.)

La prima cosa che salta immediatamente agli occhi, è che il budget lievitato (un milione di dollari a confronto dei centomila del primo capitolo), abbia influito sulla qualità del girato. Winnie e Pimpi hanno pure un aspetto più marcio e convincente, grazie a maschere e make-up più realistico. Anche le riprese e la fotografia acquistano più valore. La cosa che ahimè, rimane stiracchiata, è la sceneggiatura. 

A malincuore, quella non posso promuoverla, seppur lievemente migliorata rispetto a sangue e miele. Pur riuscendo a confezionare un prodotto superiore al precedente (e, diciamocela tutta, non ci voleva poi molto), Rhys Frake-Waterfield, con l'ausilio di Matt Leslie non riesce a proporre un narrato intrigante, rilegando Winnie The Pooh 2 a un carrozzone splatter, e null'altro.

Il film non è in grado di generare un interesse sopra la media, non è accattivante, non propone un intreccio capace di creare la dovuta suspence, e in qualche punto, più di uno, onestamente, annoia. In pratica, il buon Rhys, conscio di sapere che il lungometraggio avrà un gran successo a prescindere, ci ripropone la stessa minestra, più o meno, perfezionando alcune cose qua e là, ma tralasciando ciò che per primo, andava sistemato: la trama. In buona sostanza, ci racconta per la seconda volta la stessa storiella, e se la prima fosse stata bella, passi pure, ma non è così.

Ci sono più mostri, il gufo uffa ha più spazio, compare la versione locale di Tigro, ci sono più morti, più sangue, più tutto, tranne ciò di cui mi sono poc'anzi lamentata: una storia più elaborata. Ci si aggrappa alla sperimentazione genetica come scusante, e ci può stare, pur restando un qualcosa di tirato per i capelli, specie per un finale aperto che non persuade appieno. 

Il gore è buono, convince, ci piace. Bellissimo il volto del cacciatore quando, ancora ricoverato in ospedale, come una furia si leva le bende, dopo aver detto a Christopher: "Sono stati loro." Una delle scene migliori, senza alcun dubbio. Nella parte finale il massacro è una furia devastante, la decapitazione di una della vittime eclatante, ci sono motoseghe in fiamme, tanta, tantissima violenza.

Winnie the Pooh tre ci sarà, che dire. Vogliamo auspicare che almeno nel prossimo sequel, si decidano a prendere carta e penna, o notebook, o qualsivoglia mezzo per scrivere una sceneggiatura degna, che possa portare il numero tre a livelli superiori, dimenticando questi tristi arbori. Ai posteri l'ardua sentenza…


Sei scarsetto, soprattutto perché amo parecchio il gore, e qui, di certo non manca.