La stupidità planetaria impedisce al mondo contemporaneo di scorgere l’assurdità del proprio ordinamento.(T.W.Adorno) Un appartamento di nuova edilizia di design, elegante e apparentemente confortevole viene acquistato in virtù della trattativa/ patteggiamento di Hye jung con l’azienda datrice di lavoro del marito, defunto a causa di un incendio.La donna, madre di un adolescente, decide di porre fine alla protesta nonostante l’opposizione dei familiari delle vittime che sono fermi in un sit-in da molto tempo.L’appartamento si trova nel famoso Dream Palace, e sin dal primo giorno presenta un insidioso problema pressoché inaggirabile: dalle tubature, anche se tenute aperte per ore, esce solo acqua arrugginita.Nonostante la lamentela di Hye jung, il problema non vede soluzione; il responsabile dell’ufficio vendite sostiene che potrà essere risolto solo nel momento in cui saranno venduti tutti gli appartamenti…Da qui inizierà una tormentata via crucis quotidiana per la giovane vedova relativa non solo alla impossibilità di usare acqua se non acquistata in confezioni di plastica ma soprattutto sulla realtà ostativa dei familiari delle vittime. Un labirinto burocratico-sociale-relazionale pressoché inestricabile, renderà il film kafkianamente insidioso: il senso di responsabilità nei confronti degli altri, del figlio, delle scelte e delle azioni ingenuamente intraprese a fin di bene, faranno deragliare le buone intenzioni nelle peggiori conseguenze.L’elemento concettuale centrale del film riguarda l’impossibilità di apportare delle modifiche in un ordinamento impersonale quale è quello delle grandi compagnie. Rivendicare i propri diritti in un sistema che si fonda sul Dividi et Impera, si rivela una dinamica autodistruttiva.Tra l’impossibilità di arrendersi e l’intricato meccanismo alienante che struttura lo stallo non rimane che essere dei banali clienti/consumatori che devono sottostare a regole e rispettare i propri doveri senza poter accedere ai diritti fondamentali.L’interpretazione di Kim Sun-young accompagna il percorso destrutturante in modo assolutamente credibile.Vittime, sit-in, proteste, rivendicazioni, impegno mettono in moto la carrellata delle sostanziali
Arriva dal documentario la regista Kapadiya e a onor del vero si vede. Il suo passaggio alla fiction presenta ancora diverse analogie col realismo di quel genere e purtroppo porta con se i pregi e i difetti del documentario anche su questo film di fiction. La Kapadiya ha un occhio attento, che sa insinuarsi nella complessa società Indiana e il suo è un lavoro a stringere mettendo sempre più a fuoco la singola realtà. Parte con un piano sequenza sulle coste della città di Mumbai dove gli strati più poveri della società tendono ad accatastarsi per sopravvivere. Poi tra le corsie di un ospedale e nella vita di un povero condominio segue le vite di alcuni personaggi che cercano di sopravvivere al caos della metropoli fino alla fuga sulla costa rurale dove finalmente potranno trovare se stessi e il loro posto nel mondo e nell'amore. Forma molto asciutta per un racconto non troppo originale della società. Originale è la scelta stilistica che però concede davvero molto poco allo spettacolo e nelle quasi due ore di durata diventa pesante. La camera indaga i personaggi da angoli inusuali e lo sguardo della regista passa per angoli diversi dal solito. Peccato che alla fine differenze religiose e un amore combattuto si saino già visti troppe volte. Vincitore a Cannes del Gran Premio della Giuria è un film profondamente femminile nella composizione del cast e nella trama, ma sembra mancare di quelle emozioni che possono coinvolgere lo spettatore. Più nuova la parte della donna che non ha notizie dal marito emigrato da anni in Germania, ma da Cannes ci si aspetta di più.
Bisogna salvare le persone in mare non possiamo lasciare nessuno in mare i migranti vogliono solo vivere e noi dovremmo imparare da loro a vivere. Non arrendendoci. Mai perché dà sempre tutti siamo migranti .
Colonna sonora spettacolare. Evidente la cura dei dettagli tecnicamente parlando. Un esplosione di colori che ti colora anche il cuore e la mente con dialoghi facili e alla portata di tutti.Un progetto fatto davvero molto bene.
Film che nonostante abbia ricevuto tante critiche a me è piaciuto molto..ritmo frenetico in cui c'è sempre qualcosa da guardare e capire..ottimo Batman ..bella sorpresa Supergirl e convincente il rapporto che si crea ed evolve durante il film tra i due Barry.
Vincitore del premio del pubblico al miglior lungometraggio al ToHorror Filmfest 2022.In uscita nei cinema italiani il 5 ottobre 2023. Sick of Myself è una corrosiva commedia nera norvegese che verte sul desiderio perverso della giovane Signe, fidanzata di un artista narcisista, di essere sempre e comunque al centro dell'attenzione, cosa che la porta ad estremi che sarebbe un peccato spoilerare.Coloratissimo, scorretto, tristemente attuale e spietato, Sick of Myself scava nella nostra società dove è importante solo fare parlare di sé, avere successo a tutti i costi (anche facendo schifo) e comunicare con gli sconosciuti, più che con gli amici e la famiglia (trattati comunque alla stregua di un pubblico), perché la nostra vita abbia finalmente un senso. Lo fa grazie all'ausilio di una protagonista bravissima, adorabilmente odiosa, e a parecchie scene surreali, girate con perizia. Segnatelo sulle agende e incrociate le dita perché arrivi in qualche cinema vicino a casa vostra!
Sono troppo di parte perché l’ho premiato insieme alla FilmAmo Family come miglior Film al Not Film Festival. Ma questo è un Film straordinario e l’abbiamo premiato a ragion veduta. Perché girato con zero euro. Solo 4 attori. Camera a spalla e via. Uno spaccato dell’educazione sentimentale tra giovani dall’altra parte del mondo, che sognano un mondo occidentale. Se siete genitori o adolescenti, guardatelo, tanto semplice quanto immediato nell’ arrivare dritto al cuore. Qui sotto una Videorecensione di Giacomo,condivisa col sottoscritto sul Palco del Festival, che esprime in 120 secondi l’essenza di questa piccola Perla Brasiliana :
“JESUS CHRIST SUPERSTAR” è un capolavoro del musical che ha segnato un'epoca, fondendo in modo innovativo la musica rock con la narrazione biblica. Basato sul musical di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, il film offre una reinterpretazione unica degli ultimi giorni di Gesù, vista attraverso gli occhi di Giuda Iscariota.Trama e TemiLa storia è centrata sulla figura di Gesù, interpretato da Ted Neeley, e sul conflitto interiore di Giuda, interpretato da Carl Anderson. Mentre Gesù attira seguaci e cresce in popolarità, Giuda esprime preoccupazioni riguardo al culto crescente attorno al suo amico, temendo che questa venerazione possa portare a conseguenze disastrose. Il film esplora temi complessi come la fama, il sacrificio, la tradizione e il tradimento, offrendo una riflessione profonda su questioni universali.La narrazione è dinamica e coinvolgente, con una struttura che alterna momenti drammatici a pezzi musicali che trasmettono emozioni forti. La relazione tra Gesù e Giuda è al centro del film, e la tensione tra i due personaggi è palpabile, rendendo Giuda non solo un traditore, ma un uomo tormentato dalla sua lealtà e dalle sue convinzioni.Musica e PerformanceLa colonna sonora è uno dei punti di forza del film. Le canzoni, scritte da Webber e Rice, spaziano da brani potenti come "Superstar" e "I Don’t Know How to Love Him" a momenti più delicati e riflessivi. Ogni numero musicale è perfettamente integrato nella narrazione, con melodie memorabili che rimangono impresse nella mente dello spettatore.Le performance sono eccezionali. Ted Neeley offre un’interpretazione carismatica e intensa di Gesù, portando con sé un’umanità palpabile. Carl Anderson, nel ruolo di Giuda, è semplicemente straordinario, con una voce potente che trasmette il conflitto interiore del personaggio. La chimica tra i due attori è coinvolgente, e le loro interazioni sullo schermo sono cariche di tensione emotiva.Regia e ProduzioneLa regia di Jewison è audace
"Diamond Island" di Davy Chou è un film che incarna il sogno e l'illusione di una prosperità inaccessibile per molti, celando dietro l'immagine scintillante dell'opulenza la povertà e la disuguaglianza. Ambientato in Cambogia, il film segue la storia di Bora, un giovane che lascia la campagna e la madre malata per lavorare come operaio edile nella lussuosa isola artificiale in costruzione, un luogo pensato per l'élite del Paese. Dietro la facciata luccicante dell'isola, un simbolo del sogno americano trasposto nel sud-est asiatico, si nascondono le baraccopoli in cui vivono i lavoratori, che affrontano ogni giorno condizioni di vita precarie, mossi dal desiderio di migliorare la propria situazione e quella delle loro famiglie. Il richiamo delle proprie origini e la nostalgia degli affetti sono potenti, ma la speranza di un futuro migliore sembra risiedere altrove, in Malesia, dove pagano di più, o in America. L'incontro con il fratello partito da casa e mai più tornato da a Bora la possibilità di entrare nella ipnotica Phnom Penh dei ricchi, illuminata dall'onnipresente bagliore dei neon, dove vivrà la fine dell'adolescenza e l'ingresso nell'età adulta.
Ho finito la serie Baby Reindeer. In giro leggo commenti entusiasti ed una risposta possibile è che non essendoci molti prodotti validi ultimamente si tende a sopravvalutare, oppure un' altra risposta può essere che siamo ormai "mediocrizzati" nel giudizio.Badate è una serie interessante, che parla di stalking, di abusi e violenza sessuale ed è basata su una storia vera, l'aggiungerò sicuramente alla lista delle serie più belle del 2024, ma non è sicuramente in vetta.Si salva l' interpretazione dell' attrice che "stolkerizza" che a tratti ricorda Katy Bates in "misery" e la sceneggiatura perché appunto racconta qualcosa di vero e lo racconta bene.Manca però secondo me una buona regia, manca una buona colonna sonora, manca totalmente la scenografia e la fotografia ed anche il montaggio non è dei migliori.Detto questo, come dicevo comunque è un prodotto che consiglio e che aggiungo alla lista dei migliori 2024 ma senza eccessivo entusiasmo.
Questo esordio alla regia ha dell'incredibile, nei più svariati significati. Eppure ti porta a credere, ad avere fede. Maria e Ingvar sono moglie e marito, una famiglia dedita all'agricoltura e alla cura del proprio gregge. Sono persone colte, con un sentimento profondo. Nonostante questo non realizzano lo stravolgimento della natura e delle sue leggi.Lamb è un film Islandese (coproduzione in realtà) diviso in capitoli, pienamente intriso della magia dei luoghi , delle sue leggende e del suo folklore che ti tiene in costante tensione , consapevoli della minaccia che tutto regola e sovrasta.E niente, l'ho amato tantissimo. Come spesso mi succede coi film nordici.
N.13 - LA SAGA DI "ALIEN":STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 4 DI 15: DAVID E IL PRE-COVENANT).
Nella terza parte abbiamo imparato a conoscere le tante novità che Scott aveva inserito in “Prometheus”: i primi quattro film ci avevano abituato allo scontato scontro tra il tenente Ripley e l'orda di alieni mentre con il successivo quinto lavoro Scott riprende le redini della saga cercando di affrontare i massimi sistemi come il significato della Vita, l'Immortalità e i limiti dell'Intelligenza Artificiale. Tra l'uscita di "Prometheus" e quella di "Alien Covenant" passano cinque lunghi anni densi di lavoro per Scott che vuole continuare lungo la strada già battuta nel 2012: il nuovo film sarà il sequel diretto di “Prometheus” e quindi gli spettatori e i fan si attendono che nel nuovo lavoro saranno presenti determinati personaggi. Come era già stato fatto per "Prometheus", Scott decide di preparare il pubblico al nuovo film attraverso dei corti che vengono rilasciati a distanza di qualche mese l'uno dall'altro. In questa sede seguirò rigidamente l'ordine cronologico narrativo per evitare qualsiasi equivoco o ambiguità. Voglio subito mettere in chiaro che dovrò necessariamente rivelare importanti momenti chiave precedenti a Covenant e inerenti a Prometheus, pertanto chi non ha visto entrambi i film dovrebbe smettere di leggere arrivati fino a qui. Il secondo corto rilasciato è “Alien Covenant: The Crossing” che però, narrativamente parlando, si svolge esattamente un anno dopo gli eventi di “Prometheus”, quindi voglio affrontarlo per primo.E' il corto che ha più infastidito i fan perché è il perfetto anello mancante tra il finale di “Prometheus” e l'inizio di “Alien Covenant” e tutti si attendevano che il sequel iniziasse esattamente come mostrato da “The Crossing” ed invece Scott decide di tagliare questo momento fondamentale della trama, riservando la successiva spiegazione all'interno del film stesso.Quello che viene mostrato è il seguito del film precedente: la dottoressa Shaw, insieme a David semidistrutto, prende il comando della
QUANDO L'ORRORE SI DIFFONDE COME UNA MALATTIA: 5 HORROR IN CUI IL MALE È CONTAGIOSO
Nel cinema horror, uno dei temi più inquietanti e al tempo stesso affascinanti è sicuramente quello del male che si diffonde come un'epidemia e che, invece di essere confinato a un luogo o a una persona specifica, si trasmette da un individuo all'altro, scatenando un ciclo di orrore senza fine. Questa dinamica si rivela particolarmente disturbante, soprattutto perché richiama il concetto di contagio: un male invisibile che può colpire chiunque, senza alcun preavviso o motivazione. Esattamente come un virus, infatti, il terrore si insinua nelle vite dei protagonisti, lasciando lo spettatore con uno scomodo senso di smarrimento. In questo articolo esploreremo cinque film horror in cui il male si diffonde come una malattia, alimentando la paura e amplificando la tensione della narrazione. 1) It Follows (2014)Diretto da David Robert Mitchell, It Follows ha rapidamente conquistato un posto di rilievo tra i cult moderni dell'horror grazie alle sue premesse originali e angoscianti. Il film segue Jay (Maika Monroe), una giovane ragazza che, dopo un incontro sessuale, scopre di essere perseguitata da una misteriosa entità. Questo essere si rivela in grado di cambiare continuamente forma, assumendo l'aspetto di chiunque e inseguendo la vittima fino a ucciderla, a meno che essa non riesca a trasmettere la maledizione a qualcun altro attraverso un rapporto sessuale.L’idea che il male si trasferisca da una persona all'altra, proprio come una malattia sessualmente trasmissibile, è ciò che rende l’atmosfera del film così incredibilmente soffocante, ma non solo. Ciò che infatti fa di It Follows un prodotto tanto efficace, è la costante sensazione di minaccia, accompagnata da un commento sociale sottilmente inserito su tematiche come la sessualità, il senso di colpa e le conseguenze delle proprie azioni. A completare il quadro, una regia minimalista ma evocativa e la colonna sonora ipnotica di Disasterpeace. 2) La casa - Il risveglio
"RISATE, AMORE E AMICIZIA: RISCOPRIAMO 'IL MATRIMONIO DEL MIO MIGLIORE AMICO'"
Cari lettori, benvenuti e bentornati al nuovo appuntamento con la rubrica “Cuori sullo schermo”. Ci ritroviamo dopo la pausa estiva, per continuare il nostro viaggio nel mondo delle Rom Com, che ci fanno sempre sorridere e ci fanno riscaldare anche un pò il cuore, che male non fa…mai!Oggi vi voglio parlare di un film che tutti conosciamo, che mi è recentemente capitato di riguardare e che penso meriti la giusta attenzione, in quanto, credo che abbia un mix perfetto di romanticismo e momenti di pura ilarità, sto parlando de “Il Matrimonio Del Mio Migliore Amico”. "My best Friend’s Wedding" è un film che riesce a catturare il cuore ma lo fa con ironia, grazie alle interpretazioni meravigliose di Julia Roberts, che in quegli anni era considerata la Regina delle Rom Com, una quasi esordiente, ma già promettente, Cameron Diaz, il sempre bravissimo Dermot Mulroney e, come direbbero quelli bravi, last but not least, Rupert Everett, che ha senza dubbio condiviso lo scettro con la Roberts in questo film, nonostante non sia una presenza costante ma è sicuramente colui cha detiene le scene più divertenti e memorabili del film. La storia ruota attorno a Julianne Potter, interpretata con grazia da Julia Roberts, una giovane critica gastronomica che si rende conto di essere innamorata del suo migliore amico, Michael, proprio quando lui annuncia il suo imminente matrimonio con un'altra donna, Kimmy, interpretata da Cameron Diaz. Julianne, al grido di “Questo matrimonio non s'ha da fare” decide di fare di tutto per impedire e sabotare le nozze.Ammettiamolo, sicuramente la premessa del film non urla “originalità” ma il film è talmente ben recitato e strutturato che ci si passa serenamente sopra. Il film riesce a catturare perfettamente l'essenza delle complicazioni dell’amore e dell'amicizia, intrecciando momenti di comicità esilarante con attimi di pura vulnerabilità. La
SGUARDI DAL MONDO: PAOLO SORRENTINO
È il regista italiano più amato negli Stati Uniti, spesso considerato unico erde di Fellini per il suo stile personale e per la sua capacità di raccontare ed inserire personaggi inusuali nei suoi film. L'esordio nel lungometraggio avviane nel 2001 con L'uomo in più, prima opera ambientata nella sua Napoli. Già da questa pellicola si possono notare alcuni tratti di quella che sarà la sua poetica: su tutto l'amore per i perdenti. I due protagonisti sono infatti uomini che da un momento all'altro perdono la fama e i soldi. Nonostante l'omonimia, ma un carattere profondamente diverso, il destino li porta comunque a un'inutilita sociale senza speranza. Già con l'opera seconda arriva il concorso a Cannes. Le conseguenze dell'amore ottiene ottime recensioni e consacra Sorrentino ad autore da tenere d'occhio. Sempre col sodale Toni Servillo, racconta la storia di un uomo che vive isolato in un albergo del Canton Ticino praticanente senza contatti umani. Regia asciutta, recitazione in sottrazione e importanza fondamentale dell'ambientazione sono altre caratteristiche che si impongono nel suo stile. Con L'amico di famiglia, seconda volta in concorso a Cannes, arriva il primo stop. La storia di un brutto strozzino che si presenta a casa delle vittime come l'amico di famiglia fatica, nonostante l'ennesimo protagonista reietto del mondo. Il brutto è ovunque nella società e l'ambientazione nuovamente asettica dell'Agro Pontino accentua la crudele mediocrità della vita. Decisamente snobbato all'epoca resta comunque un'opera da riscoprire. Con Il divo arriva il Premio della Giuria a Cannes e l'attenzione degli Stati Uniti dove il film approda agli Oscar con la candidatura al miglior trucco. Sorrentino per la prima volta si veste da fustigatore dei potenti e gira un'opera su Giulio Andreotti e la sua pesante presenza nella politica italiana degli anni Novanta tra il tentativo di farsi eleggere Presidente della Repubblica e
MIGLIORI BUDDY MOVIES
Storie di compagni di viaggio uniti dalle circostanze più strane e trasformati in alleati inseparabili: i buddy movies hanno scritto la storia del cinema fin dalle loro origini - negli anni ‘20 con Stanlio e Ollio - grazie al loro mix unico di intrattenimento ed emozione. Particolarmente orientato alla commedia e all'azione, è un tipo di racconto che, al di là delle caratteristiche dei suoi protagonisti, si basa essenzialmente sull'incontro tra due modi di essere tanto distanti quanto, alla fine, complementari. Il più delle volte, siamo più interessati al fatto che finiscano per capirsi prima di risolvere i conflitti in cui si ritrovano. Perché nei buddy movie l'amicizia è più importante del mistero, l'abbraccio finale più dei colpi di scena, la comprensione reciproca più dei dubbi. Scopriamo insieme quali sono i migliori buddy movies da vedere in streaming, in occasione dell’uscita su Apple TV+ dell’ultima proposta del genere: Wolfs, con George Clooney e Brad Pitt protagonisti. Superbad (2007)Al di là delle considerazioni narrative ed estetiche, la chiave di ogni buddy movie è il riuscire a trasformare l'amicizia in un altro protagonista: questo è esattamente ciò che fa Superbad. Film “di maturità” per eccellenza, segue due migliori amici prossimi al college, Evan e Seth, che passeranno una delle loro ultime notti da liceali all’insegna del caos totale. Diretto da Judd Apatow, noto per successi come 40 anni vergine e Molto incinta, il film vanta un cast di supporto esilarante - tra cui spicca una giovanissima Emma Stone - e un trio di protagonisti indimenticabili: Jonah Hill, Michael Cera e Christopher Mintz-Plass, decisamente la forza dell’intera narrazione. Raramente l'amicizia tra alcuni ragazzi che fanno della loro aura di perdenti la migliore scusa per essere speciali è stata descritta con tale successo, grazia, arguzia e delicatezza come in questo gioiellino. Hot Fuzz (2007)Altro
N.12 - LA SAGA DI "ALIEN":STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 3 DI 15: PROMETHEUS).
Come abbiamo visto nel precedente articolo, l’uscita di “Prometheus” era stata anticipata da ben 4 corti che avevano il preciso scopo di indirizzare gli spettatori all’interno del contesto che avrebbero vissuto nel film: un magnate con ambizioni smisurate, una archeologa speranzosa di realizzare il proprio desiderio (trovare le origini dell’Umanità), un androide che incarnava lo Stato dell’Arte dell’IA (e ricordiamo che ci troviamo ben 40 anni prima della nuova generazione degli androidi che avevamo visto nell'Alien originale).All’epoca i fans della saga si attendevano un vero e proprio prequel di “Alien” ossia scoprire quali erano stati gli eventi accaduti nel pianeta LV-426 che avevano determinato l’invio del segnale di soccorso che stava alla base dell’incipit del film capostipite.Scott, fin dall’anno precedente all’uscita, raggelò tutti quanti: “Prometheus” non costituiva il prequel dell’“Alien” del ’79 ma si spingeva ben prima della storia originale, andando a toccare argomenti quali le origini dell’Umanità e lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale.Scott parlò subito di una trilogia (che poteva anche diventare tetra) di film che avrebbero indagato a fondo sulle origini della specie degli Xenomorfi e, nel farlo, ci si sarebbe imbattuti anche nelle origini dell’Umanità.Da sx: Guy Pearce, Michael Fassbender, Charlize Theron, Noomi Rapace, Rydley Scott e Logan Marshall-Green La delusione dei fans fu pertanto notevole poiché il film avrebbe trattato delle tematiche che nulla o quasi avevano a che fare con i primi 4 film (e in special modo con l’Alien originale); ciò nonostante la curiosità fu talmente alta che, alla fine dei giochi, “Prometheus” risulterà il film della saga con il maggiore incasso (400 milioni di $). Quello che vi ho tenuto nascosto nel precedente articolo è che i 4 corti non si riferiscono allo stesso periodo temporale: dalla conferenza TED del 2023 da parte di Peter Weyland occorre fare un salto di 54 anni per
10 INCONGRUENZE DI DOPPIAGGIO IN "FRIENDS" CHE (FORSE) NON CONOSCI
Friends, la fortunata sitcom statunitense creata da David Crane e Marta Kauffman è stata una delle comedy series più amate nel suo genere. Vanta infatti numerosi premi e l’affetto costante degli appassionati anche a distanza di vent'anni dal suo ultimo episodio. Innovativa da molti punti di vista, Friends ha saputo anticipare temi importanti che, benché trattati in modi adeguati al sentire degli anni ’90 del vecchio millennio, restano ancora di stretta attualità a ben trent'anni anni di distanza dalla prima messa in onda. E oggi come allora quegli stessi temi (famiglie omogenitoriali, identità di genere, maternità surrogata… solo per citarne alcuni) non mancano di creare polemiche e dibattito sebbene con motivazioni diametralmente opposte rispetto all'origine. Se infatti all'epoca alcuni argomenti furono trovati fuori luogo e troppo anticipatori per una sitcom dedicata ad un pubblico giovanile, a qualche decennio di distanza il giudizio delle nuove generazioni è piuttosto severo riguardo alle modalità con cui certe situazioni vengono affrontate. Ad ogni modo le curiosità sulla serie sono davvero tante e in questo articolo vogliamo soffermarci sulle differenze tra la versione originale e la trasposizione italiana della stessa. In Italia Friends venne trasmessa in chiaro dalla Rai. Del doppiaggio si occupò la CDC Sefit Group che scelse degli interpreti in grado di caratterizzare al meglio i personaggi. Tra i doppiatori ricordiamo Vittorio De Angelis scomparso prematuramente qualche anno fa, che diede magistralmente voce al personaggio di Joey.Come però sempre accade negli adattamenti, ci sono delle discrepanze tra le versioni originali e quelle doppiate: anche Friends non fa eccezione. Iniziamo col dire che l’adattamento italiano è leggermente più edulcorato dell’originale, con meno parolacce e meno battute sessualmente esplicite. Sono inoltre stati eliminati in molte occasioni i riferimenti a brand commerciali o del tutto modificati quelli a personaggi famosi, sostituendoli con nomi più conosciuti al
N.11 - LA SAGA DI "ALIEN":STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 2 DI 15: PETER WEYLAND E IL PRE-PROMETHEUS).
Nel primo articolo abbiamo esaminato la cronologia cinematografica della saga, dalle origini (Alien) fino all’ultimo lungometraggio rilasciato quest’anno (Alien Romulus) ma, per una buona parte di queste saghe distribuite su vari film, l’inizio della narrazione non sempre corrisponde all’esordio sul grande schermo.Solo per fare alcuni esempi, “Star Wars” inizia con “Guerre Stellari” successivamente rinominato “Episodio IV: una nuova speranza” mentre l’inizio della storia è, come tutti sanno, “Episodio I: la minaccia fantasma” uscito ben 22 anni dopo il film d'esordio del 1977 ed anche per la saga di “Predator”, che approda al cinema nel 1987 con il film omonimo con Schwarzenegger, per risalire all’inizio di tutto occorre attendere il quinto film “Prey” uscito ben 35 anni dopo. Quanto scritto vale ancor di più per la saga che stiamo esaminando: la storia di “Alien”, narrativamente parlando, si dipana per 358 anni (a tutt’oggi) e pertanto si avrebbe l’imbarazzo della scelta nel girare film, corti, creare videogiochi e scrivere romanzi per narrare un così ampio periodo temporale! Occorre quindi fare una scelta: esaminare il tutto rispettando l’ordine cronologico narrativo o quello cinematografico? Prima di procedere occorre stabilire con chiarezza le due grandi strade narrative della saga (che a tutt’oggi non si sono ancora unite). Da una parte la prevista trilogia prequel di Scott, iniziata con “Prometheus”, continuata con “Alien Covenant” e, attualmente, messa in pausa in attesa della terza e ultima fatica che dovrebbe legare, per sempre, i tre film all’”Alien” originale; purtroppo bisognerà fare i conti con la realtà e per un regista che ha 88 anni non sarà così facile trovare il tempo e le forze per terminare il suo progetto. Gli argomenti che caratterizzano i primi due prequel spiazzano lo spettatore se la sua visione rispetta l’ordine cronologico di uscita: il tema biologico-genetico assume una importanza fondamentale così come
N.10 - LA SAGA DI "ALIEN":STORIA, SIMBOLISMI E CURIOSITÀ (PARTE 1 DI 15: PREFAZIONE).
Sono tante le saghe che hanno fatto la Storia del Cinema: da “Il Signore degli Anelli” a “Ritorno al Futuro”, da “Star Wars” ad “Indiana Jones”, da “Mad Max” a “Matrix” e si potrebbe continuare ancora.La maggior parte di esse, sostanzialmente, vantano due universi narrativi: quello strettamente cinematografico e quello definito “esteso” oppure “espanso” dove alla storia mostrata sul grande schermo si aggiunge (o a volte si affianca) la narrazione letteraria (vedasi libri e/o fumetti) o relativa ad altri media (corti, videogiochi o serie tv).La saga di “Alien” (alla pari di quella Lucasiana di “Star Wars”) rientra proprio in questa categoria: a tutt’oggi sono stati girati 7 film, a partire da “Alien” del 1979 fino ad arrivare ad “Alien Romulus” del 2024 ma ci sono svariati libri, corti e videogiochi che devono essere aggiunti poiché cercano di ampliare la storia e di coprire eventuali linee temporali che non sono state oggetto dei lungometraggi.Da qui nasce il concetto di “canone o canonico”: l’insieme di tutte le storie che sono “certificate” come ufficiali (dalla produzione o dal regista o dallo sceneggiatore) e che contribuiscono, tutte insieme, a creare il cosiddetto “universo narrativo” della saga; ne consegue che le storie “canoniche” non devono entrare in conflitto tra loro od opporsi logicamente e narrativamente con la storia principale pena il non riconoscimento dello status.Occorre dire, per trasparenza, che spesso il canone di una saga viene stravolto (vedasi quello di “Star Wars”) da esigenze commerciali o da decisi cambi nella produzione e nell’orientamento della storia: ne consegue che romanzi che venivano considerati canonici, all’improvviso diventano “legends” ossia storie che non hanno più una forte aderenza con la narrazione principale ma vengono considerate leggende ossia racconti che possono contenere qualche elemento di verità ma che, concretamente, non sono mai accadute realmente all’interno della struttura narrativa principale.Girovagando
N.9 - LA MAESTRIA NEL CORTOMETRAGGIO: "CURVE" DI TIM EGAN.
Nel 2016 il mondo dei corti viene travolto da un fenomeno virale: esce “Curve” del regista australiano Tim Egan il cui video, in pochi mesi, raggiunge i 10 milioni di visualizzazioni. Come se non bastasse, nei vari festival in cui viene presentato, “Curve” accumula vittorie su vittorie: vince lo Sitges Festival, l'Austin Fantastic Fest, il Thess International Short Film Festival di Salonicco, il Made in Melbourne Festival, il Knoxville Horror Film Fest, il Sidney Underground Film Festival e l'iHorror Film Festival nel 2017. “Curve” è un fulgido esempio di come si possa costruire altissima tensione senza nessun jumpscare, senza mostri e senza violenza. Basandosi su l'interpretazione della sola Laura Jane Turner che impersona una donna sull'orlo di un particolare precipizio, il film è una rappresentazione visiva di un sogno che, più o meno, abbiamo fatto tutti nella Vita e tale esperienza si è più volte ripresentata: svegliarci di colpo con la netta sensazione di stare precipitando nel vuoto nonostante siamo perfettamente distesi sul letto. Tim Egan, a questo sogno ricorrente, ha abbinato anche l'esperienza in cui, per miracolo, ha evitato di essere investito da un auto: è riuscito a scansarsi all'ultimo momento ed è caduto a terra semincosciente con gli occhi che potevano vedere solamente il cielo; nonostante avesse compreso che fosse ancora vivo , era cosciente che da un momento all'altro potesse arrivare un altro veicolo ad investirlo e questa esperienza lo ha profondamente segnato. Con “Curve” ha voluto, in qualche modo, esorcizzare questo trauma legandolo all'esperienza onirica del cadere nel vuoto. Più volte è stato proposto ad Egan di realizzare un lungometraggio di “Curve” ma lui ha sempre rifiutato perché, in fin dei conti, ciò che è riuscito a raccontare in 9 tesissimi minuti è molto di più di quello che, solitamente, svariati film Thriller-Horror riescono a dire